Idee di viaggio

Cara Siracusa…

Michela Micheli

Michela Micheli

Siracusa mi accoglie in tutto il suo splendore. Mi dà il benvenuto con un abbraccio gigante. «Le mie meraviglie vi aspettano», sembra dire.

Mare e fichi d'India per cominciare

La prima cosa che faccio ogni volta che arrivo a Siracusa è mangiare fichi d’India. Rossi, gialli o bianchi. Senza dare troppa importanza all’ora. Mattina presto, mezzogiorno, pomeriggio, tarda serata, notte fonda: amo questo frutto originario del Messico, sin da quando ero bambina. E poi via, un tuffo nelle acque cristalline.

Lido Arenella e Fontane Bianche sono due degli stabilimenti più celebri, a neanche un’ora di distanza l’uno dall’altro. Lido Arenella, oggi, fa parte del VOI Arenella Resort. Fontane Bianche è un golfo naturale in cui mare trasparente e natura incontaminata si fondono diventando una cosa sola. Ognina, invece, non ha una spiaggia, bensì scogli. Ed è anch’essa un paradiso terrestre. A pochi minuti dal mare c’è un piccolo porto: io ho esplorato questo posto in bicicletta.

Il mare di Siracusa. Credits DaLiu / Shutterstock
Il mare di Siracusa. Credits DaLiu / Shutterstock
«La più grande città greca e la più bella di tutte»

La città natale di Archimede, matematico e seguace di Euclide, ha alle spalle una storia millenaria. Venne fondata nel 733 a.C. sull’isola di Ortigia da coloni di Corinto guidati da Archia. L’origine del nome è molto incerta: potrebbe derivare dal nome Syraco, che indicava una palude e in lingua sicula significherebbe “abbondanza d’acqua”.

Siracusa si sviluppò rapidamente e nel corso del V secolo estese la propria influenza nella Magna Grecia e nel Mediterraneo. Gelone I, divenuto tiranno nel 485, sconfisse i cartaginesi e fondò il tempio di Atena. Nel 415 Atene, preoccupata dalla crescente potenza siracusana, armò una grande spedizione che tuttavia andò incontro a una rovinosa sconfitta.

Giunsero quindi i romani che prima conquistarono Siracusa, poi la Sicilia intera (212-210 a.C.). Nel I secolo Cicerone definì Siracusa «la più grande città greca e la più bella di tutte». Dopo la caduta dell’impero romano iniziò un periodo di decadenza per la città. Nei secoli successivi si succedettero i normanni e gli svevi, gli angioini e gli aragonesi. Nel 1735 Carlo III di Borbone la conquistò; con la caduta di Napoleone e la Restaurazione, Siracusa fece parte del Regno delle Due Sicilie. Il 3 settembre 1860 la guarnigione borbonica si arrese ai garibaldini. Nel primo Novecento il porto cittadino smistò molto del traffico commerciale verso la colonia di Libia. Durante la Seconda Guerra Mondiale Siracusa fu bombardata dagli anglo-americani prima e dai tedeschi poi.

Terra di miti e leggende

Un mito greco molto conosciuto ha come protagonista Aretusa, una splendida ninfa del seguito di Artemide. Un giorno d’estate si allontanò dal gruppo e per rinfrescarsi si bagnò in un fiume del Peloponneso. D’improvviso l’acqua cominciò ad agitarsi: era Alfeo, la divinità che dava il nome a quel fiume, che si era perdutamente innamorato di lei. Per sfuggirgli la ninfa chiese aiuto ad Artemide, che la trasformò in sorgente: nacque così nel cuore di Ortigia la Fonte Aretusa. Alfeo, però, non si arrese, e grazie all’aiuto di Zeus deviò il proprio corso sottoterra, superò il mare e sbucò là dove si trovava Aretusa, mantenendo dolci le proprie acque.

Cantata da Pindaro e da Virgilio, la Fonte Aretusa, chiamata in siciliano “a funtana re papiri”, si affaccia proprio sul mare. Oggi è il simbolo della città. Nell’acqua cresce il papiro e sguazzano papere che strappano sorrisi ai bambini.

La Fonte Aretusa. Credits DaLiu / Shutterstock
La Fonte Aretusa. Credits DaLiu / Shutterstock
Le latomie e il Parco archeologico

Le latomie sono profonde cave di pietra che nell’antichità venivano spesso usate come prigioni: vi furono gettati gli ateniesi catturati durante la disastrosa spedizione in Sicilia, e pochi riuscirono a sopravvivere. La latomia dei Cappuccini, così chiamata perché nel Cinquecento venne integrata al vicino convento, è tra le più antiche della città. Di fronte a essa si trova un hotel molto famoso, Grand Hotel Villa Politi, voluto dalla nobildonna Maria Teresa Laudien, nel 1862.

Il Parco archeologico di Siracusa comprende la parte nord di Neapolis, uno dei cinque quartieri da cui era composta la città greca. Quest’area di 35 ettari custodisce capolavori dell’architettura immortali e senza tempo. Cominciamo dal primo, il Teatro greco, che nel suo aspetto attuale risale al III secolo a.C. Ricavato nella roccia, è rientrato in funzione nel 1914 e da allora ospita rappresentazioni di tragedie e commedie greche. Ho avuto l’onore di assistere a due spettacoli, Medea ed Edipo Re. Mi porto addosso e nel cuore, tutte le emozioni di quelle sere d’estate. Sotto la luna di Siracusa, rapita dal talento degli attori dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico, meglio conosciuto con l’acronimo INDA.

Il Teatro greco. Credits duchy / Shutterstock
Il Teatro greco. Credits duchy / Shutterstock

L’anfiteatro romano, di età imperiale e forma ellittica, era in grado di ospitare fino a 15.000 spettatori. Nel XVI secolo gli spagnoli utilizzarono i blocchi squadrati del teatro per costruire i bastioni difensivi di Ortigia. È l’anfiteatro più grande della Sicilia. Accanto a esso c’è l’Ara di Ierone II. Dedicata a Giove Liberatore, ha due ingressi. Le latomie del Paradiso sono una suggestiva cava di pietra. All’intero di esse si trova l’Orecchio di Dionisio, una grotta artificiale, alta 23 metri e profonda 65, in cui il tiranno rinchiudeva i prigionieri: grazie a uno straordinario effetto di propagazione del suono, attraverso un’apertura posta in alto era possibile ascoltare tutto quello che veniva detto di sotto.

Da appassionata di archeologia, poi, non potevo non visitare il Museo Archeologico Regionale Paolo Orsi, all’interno di Villa Landolina. Custodisce opere che vanno dalla preistoria ai primi secoli della cristianità; alcune sono state recuperate dagli antichi siti di Tapsos e Pantalica.

Il Castello Maniace e il mercato di Ortigia

Ci vollero solo otto anni per edificare lo splendido Castello Maniace, una preziosa testimonianza del periodo svevo. Fu costruito da Riccardo da Lentini per volere di Federico II di Svevia dopo la Sesta crociata. Il nome si riferisce con ogni probabilità al comandante bizantino Giorgio Maniace. Un gioiello nel cuore della città, ricco di storia e di arte, senz’altro, ma anche di curiosità. Due su tutte? Nel castello erano presenti due arieti di bronzo: uno è andato perduto, l’altro è custodito nel museo archeologico di Palermo. Nel 1300 Roberto d’Angiò e Federico d’Aragona firmarono una tregua in questo posto magico. Ma ora veniamo all’architettura, davvero imponente. Il portale d’ingresso è in marmo. Le colonne interne, in pietra calcarea, presentano una caratteristica dell’architettura sveva, ovvero i capitelli con decorazione a crochet. Gli archi invece, sono a sesto acuto e in pietra bianca. Prima dell’esplosione della polveriera, che nel 1704 danneggiò gravemente la struttura, l’interno del castello era costituito da un unico ambiente.

I sapori di questa terra te li porti dentro per tutta la vita. Il mercato di Ortigia si trova proprio nel cuore dell’isola. Nel dedalo di banchi è esposto di tutto: pomodori pachino, limoni di un giallo che acceca, pesce fresco, salumi, origano. Per non parlare degli arancini e dei cannoli. Insomma, il mercato custodisce autentici sapori e tradizioni. Amo esplorare negozi tipici, librerie, botteghe, comprare ceramiche artigianali, gioielli, piatti, accessori davvero originali. Fatti a mano, con il cuore. Non ho mai smesso di fare tutto questo. Oltre che, naturalmente, di mangiare brioche con granite o col gelato. Da Bianca, gelateria in Corso Umberto, o al Caffè d’Ortigia.

Il Castello Maniace. Credits trabantos / Shutterstock
Il Castello Maniace. Credits trabantos / Shutterstock
Le meraviglie del Duomo

La facciata barocca del Duomo, o Cattedrale Metropolitana della Natività di Maria Santissima, è fiancheggiata dalle statue di Pietro e Paolo scolpite dal palermitano Ignazio Marabitti, che realizzò anche le statue del primo vescovo di Siracusa, San Marciano, e di Santa Lucia, la patrona, entrambe collocate accanto alle volute. Lo stemma reale con l’aquila si erge sul frontone. In una nicchia è raffigurata la Vergine Maria, in pietra calcarea. All’interno si intrecciano solennità e sobrietà. I due dipinti di Galimberti, San Pietro che invia da Antiochia il vescovo Marciano di Siracusa e San Paolo che predica nelle catacombe siracusane, rapiscono gli sguardi. Giacinto Brandi, pittore romano, ci ha regalato la Natività di Maria, splendida, a dir poco, posizionata sull’altare maggiore.

Nella navata sinistra dominano le statue di Santa Caterina, la Madonna col Bambino e Santa Lucia. Antonello Gagini ha scolpito la Madonna della neve in marmo di Carrara. Nella navata destra, la cappella di Santa Lucia custodisce le reliquie della patrona di Siracusa e un simulacro d’argento; la cappella del Santissimo Sacramento, affrescata con storie dell’Antico Testamento, presenta un ciborio eucaristico opera di Luigi Vanvitelli. Nella cappella del Crocifisso, in fondo alla navata destra, sono sepolti i vescovi di Siracusa e c’è un dipinto attribuito ad Antonello da Messina: San Zosimo.

Il Duomo. Credits marcobrivio.photography / Shutterstock
Il Duomo. Credits marcobrivio.photography / Shutterstock
Teatro e tradizioni

La Sicilia, si sa, è la terra dei Pupi, le marionette che mettono in scena storie della letteratura cavalleresca e rinascimentale. Furono inventati dal decoratore Francesco Puzzo. A Ortigia è possibile rivivere e ripercorre la storia di questa tradizione al Teatro Alfeo e al Teatro dei Pupi, entrambi nel rione della Giudecca. A proposito di teatri, poi, il Massimo regala emozioni dal 1897. La mia famiglia e io ne abbiamo vissute moltissime.

In via degli Orti di San Giorgio c’è una casa. Nel 1953 era abitata da Angelo Iannuso e Antonina Lucia Giusto, una coppia di sposi. La notte del 29 agosto Antonina, alle prese con una gravidanza difficile, perse completamente la vista. Ma la mattina dopo la riacquistò improvvisamente e, voltando lo sguardo verso un mezzo busto in gesso della Madonna, rimase sbalordita: le lacrime rigavano il viso della statuetta. Oggi il Santuario della Madonna delle Lacrime è visitato da pellegrini di tutto il mondo. Nel 1989 iniziarono i lavori, diretti dagli architetti francesi Michel Andrault e Pierre Parat; nel 1994 venne consacrato da Giovanni Paolo II.  Ha la forma di un cono rovesciato. Al suo interno c’è anche una cripta con i resti d’età romana e tardo antica, oltre a tre sacrestie e ventidue cappelle. L’altare bronzeo, quadrato, con scene tratte dal Libro dell’Apocalisse, è opera di Giancarlo Marchese. Le lacrime della Madonnina sono custodite in un reliquario molto prezioso. La casa è visitabile.

Curiosità siracusane

Siracusa è la città natale di Archimede, dello scrittore Elio Vittorini e dell’apneista dei record Enzo Maiorca. Il Teatro greco è il più grande del mondo antico. Nel 1608 Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, in fuga da Malta, approdò a Siracusa, dove dipinse il Seppellimento di Santa Lucia. A Siracusa c’è il Museo del papiro, intitolato a Corrado Basile, che lo fondò nel 1987 insieme ad Anna Di Natale: divulga e promuove la storia di questa pianta millenaria e illustra le ricerche scientifiche e storiche a essa relative. Sortino, in provincia di Siracusa, è il paese del miele. Scorre il fiume Anapo. E ospita la più grande necropoli d’Europa: Pantalica.

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