Idee di viaggio

La Graciosa, l’ottava meraviglia canaria

Elena Bittante

Elena Bittante

Un grappolo di case bianche su una terra dal profilo lunare: questo è il primo scorcio che La Graciosa regala a chi arriva da Lanzarote, rigorosamente via mare. La più piccola delle Canarie dista solo pochi chilometri dall’isola sorella, eppure qui tutto cambia: un micromondo selvaggio, dove le strade sono sterrate e i ritmi sono lenti, eppure è la meta perfetta per una vacanza attiva, a piedi o in sella a una mountain bike. 

La Graciosa appartiene all’Arcipelago Chinijo, che comprende tutti gli isolotti a nord di Lanzarote, ed è l’unica visitabile dai turisti. Dal 2018 è entrata a far parte della costellazione canaria come la più piccola realtà indipendente delle otto terre emerse dalle acque dell’Oceano Atlantico, a poca distanza dalle coste dell’Africa, satelliti del continente primigenio legati alla Spagna dalle trame della storia. L’ambiente incontaminato e la vita tranquilla fanno di La Graciosa un autentico paradiso, purché si scenda a qualche compromesso: zaino in spalla e scarpe comode, senza dimenticare il costume da bagno. In quest’isola il lusso è minimale. 

Veduta di La Graciosa. Credits Nikodem Nijaki / Wikimedia
Veduta di La Graciosa. Credits Nikodem Nijaki / Wikimedia

La Graciosa non è per tutti, ma chi la sceglie scopre un mondo parallelo dove la natura vulcanica è madre e matrigna, scabra e bellissima. Le frondose palme canarie ombreggiano il paesaggio dai tratti lunari, tutto il resto sono macchie di cespugli, rocce e sabbia dorata portata dai venti e dalle correnti marine dal vicino Sahara: un gioco della natura che si evidenzia soprattutto lungo le spiagge, nastri di sabbia bionda che si tuffano nelle trasparenze turchesi dell’oceano e nelle acque di El Rìo, il braccio di mare che la separa da Lanzarote. 

Una piccola isola bellissima

Con Lanzarote, La Graciosa è Geoparco Mondiale dell’UNESCO, ovvero un territorio caratterizzato da un eccezionale patrimonio geologico, gestito con criteri di protezione, educazione e sviluppo sostenibile. L’isola appartiene inoltre alla Riserva Marina dell’Arcipelago Chinijo, la più grande d’Europa con i suoi 70.700 ettari di preziosa biodiversità. Una meraviglia di acqua e di terra, dove l’uomo si è insediato con rispetto: nei complessivi 29 chilometri quadrati di territorio troverete solo due centri urbani, Caleta de Sebo, approdo dei traghetti e punto di riferimento per i principali servizi, per gli alloggi, i bar e i ristoranti che spuntano lungo stradine non asfaltate, e Casas de Pedro Barba, un minuscolo alveare di case bianche affacciate su quello che fu il primo approdo all’isola. Il resto è natura da esplorare a piedi o in bicicletta, il mezzo più utilizzato. Sull’isola non troverete automobili, salvo qualche mezzo dei locali, alcuni adibiti a taxi o minivan. 

In bicicletta sulle piste di La Graciosa. Credits Marques / Shutterstock
In bicicletta sulle piste di La Graciosa. Credits Marques / Shutterstock
L’arrivo a La Graciosa: Caleta de Sebo

Partenza dal porto di Órzola, cittadina a nord di Lanzarote. Da qui salpano traghetti per La Graciosa ogni 30 minuti circa, un breve tratto che consente di ammirare dal mare l’altare primordiale che delinea la costa settentrionale di Lanzarote e la frangia del litorale occidentale del massiccio di Famara, Los Riscos de Famara, un’impressionante falesia basaltica con 500 metri di altezza media e 22 km di lunghezza. Dopo aver doppiato Punta de Fariones, dove due faraglioni di roccia bruna si stagliano come guardiani di un piccolo faro, ecco aprirsi l’intera panoramica che spazia sulla costa orientale di La Graciosa. Un paesaggio dolcemente ondulato color giallo ocra annuncia Caleta de Sebo, la piccola cittadina portuale che vi accoglie con una manciata di casette bianche dalle geometrie elementari e dagli infissi azzurri. A poca distanza dal porto, la pittoresca spiaggetta dorata di Cala de Sebo, dove bagnarole stanche dormono rivolte sulla battigia, un’immagine da cartolina. Scoprirete che questo placido idillio è affine ai ritmi locali. 

Caleta de Sebo. Credits Jose Arcos Aguilar / Shutterstock
Caleta de Sebo. Credits Jose Arcos Aguilar / Shutterstock

Prima di cominciare il tour dell’isola, viziatevi nel piccolo bar del porto con una tostada, la tipica bruschetta spagnola amatissima a colazione ma ottima anche come tapa, e concedetevi qualche attimo per osservare il viavai lento della quotidianità: atletici surfisti con la tavola sottobraccio passeggiano davanti a gruppetti di isolani che si chiamano per nome. Tutti gli abitanti di La Graciosa si conoscono, complice il numero esiguo degli stanziali. Caleta de Sebo conta poco più di 700 residenti, ai quali si uniscono giornalmente numerosi turisti e abitanti di Lanzarote per una fuga di poche ore.

Caleta de Sebo troverete tutti i servizi turistici di cui avrete bisogno, compreso il noleggio biciclette e diverse proposte per tour di mare e di terra. Il bello di La Graciosa è proprio la possibilità di esplorarla pedalando on the road. In alternativa, ci sono alcuni servizi turistici su quattro ruote che consentono di visitarla tutta, ideali per chi ha la necessità di ottimizzare i tempi. Quello offerto da Tato Rodriguez è una vera esperienza: sarete accompagnati da un orgoglioso isolano nonché perfetto cicerone.
Chi non ha fretta può pianificare con calma l’itinerario, magari a pranzo o a cena al Ristorante Girasol, affacciato sulla passeggiata del porto, con la spettacolare scogliera di Famara in bella vista. Qui troverete un menù di piatti locali basato su prodotti di terra e di mare, insaporiti con mojos picòn, l’immancabile salsa piccante. Da provare gli sancochos, gli stufati di pesce, oppure un puchero canario, lo stufato di carne accompagnato da ceci o fagioli, senza rinunciare alle papas arrugadas come contorno: piccole patate bollite con la buccia, molto sale e poca acqua da tuffare nel mojos piccante.

Il primo insediamento: Pedro Barba

Il secondo centro abitato de La Graciosa è Pedro Barba, a nord-est dell’isola. Poche case dall’inconfondibile stile canario: muri spessi, finestrelle minimali, alcune villette con curatissimi giardini di cactus. Qui non troverete nè bar nè ristoranti, il borghetto è solo residenziale ma certe strutture offrono un soggiorno indimenticabile, distante da tutto e da tutti. A Pedro Barba i ritmi sembrano sospesi nel tempo, ve lo possono confermare i tre residenti che hanno scelto questo minuscolo centro, il primo insediamento dell’isola fondato per una fabbrica di salatura, complice l’abbondanza di pesce disponibile prima che le acque diventassero zone protette del Parco Marino. Quando l’attività chiuse, le persone si trasferirono a Caleta de Sebo lasciando disabitato il borgo. Solo negli ultimi anni è rifiorito nell’intimità di una vita minimale ma allo stesso tempo privilegiata.

Il lungomare di Pedro Barba. Credits Elena Bittante
Il lungomare di Pedro Barba. Credits Elena Bittante

Per raggiungere Pedro Barba da Caleta de Sebo la strada è una sola: si addentra nel centro dell’isola per poi puntare verso nord costeggiando le pendici del gruppo dei Monti Pedro Barba, dove spunta la cima più alta dell’isola, che raggiunge i 266 metri. Se non avrete l’occasione di soggiornare qui, concedetevi almeno un po’ di tempo per rilassarvi a Caleta de Pedro Barba, la piccola mezzaluna di sabbia fine, un’insenatura dalle acque cristalline e protette dal molo, oggi senza barche, memoria storica del villaggio e dell’isola.

Le spiagge della costa settentrionale, dove soffiano i venti

La Graciosa offre spiagge bellissime. Quelle della parte nord sono battute dai venti, per questa ragione in alcuni punti è vietata la balneazione, in altri è indicata per i surfisti con esperienza. La più bella dell’isola, da molti considerata tra le più incantevoli delle Canarie, è Playa de Las Conchas, situata a nord-ovest: un’ampia lingua di sabbia candida contrasta con le rocce vulcaniche che puntellano la battigia in un gioco di chiaroscuri straordinario. Qui le onde dell’oceano si infrangono potenti, e quando sventola bandiera rossa è bene starne alla larga. L’alternativa sono le piccole lagune che si creano in alcuni punti della spiaggia, specchi d’acqua limpidi come piscine. Alle spalle di Las Conchas svetta la Montagna Bermeja, un gigante di 157 metri di color ocra considerato uno dei punti di riferimento dell’isola.

Playa de Las Conchas. Credits Elena Bittante
Playa de Las Conchas. Credits Elena Bittante

Lungo la costa nord si trova anche la selvaggia Playa Lambraplace to be dei surfisti. Questo nastro di sabbia pettinato dai venti è il luogo ideale per cavalcare le onde con la tavola. Chi non pratica questo sport può godersi un altro genere di spettacolo a poca distanza, Los Arcos de Los Caletones, monumentali archi in pietra basaltica modellati dalla forza dell’oceano. Qui la natura disegna incredibili forme primordiali, una meraviglia da ammirare a debita distanza e in sicurezza: la roccia può essere friabile e le onde impetuose: meglio non sfidare gli elementi.

Le spiagge della costa meridionale, pace e relax

Per rilassarvi e godere dell’acqua tranquilla, puntate la bussola verso il sud dell’isola. Qui si trovano le spiagge balneari più gettonate. Percorrendo tutta Bahia del Salado, che offre magnifici scorci sulla Famara e spazia verso il profilo occidentale di Lanzarote, arriverete alla bellissima Playa Francesa. Qui la sabbia chiara e fine si immerge nelle placide trasparenze turchesi punteggiate da barche a vela che ondeggiano a poca distanza dalla battigia. Seguite poi a piedi il litorale della costa meridionale, lungo il quale si apre un facile itinerario che in 20 minuti conduce al punto più a sud dell’isola, Playa de la Cocina, un luogo dove la geologia si fa arte. 

Playa Francesa. Credits Elena Bittante
Playa Francesa. Credits Elena Bittante

Questa piccola spiaggia dorata è incorniciata dalla Montagna Amarilla, una straordinaria formazione orogenetica che sfuma tutti i toni del giallo, come suggerisce il nome (amarillo in spagnolo significa giallo). Dall’ocra, all’oro, dall’arancione al marrone per poi imbrunire al grigio in alcuni punti, come sfumature d’artista: questa quinta di roccia freatomagmatica (generata dal contatto tra la lava e le acque sotterranee) è stata modellata nelle ere da un forte processo erosivo che le ha donato uno spettacolare cromatismo a contrasto con le acque smeraldine ai suoi piedi. Anche qui il ritmo delle onde è rilassato, lo stesso che vi attende al borgo al vostro ritorno, magari davanti alle trasparenze di un calice di Malvasía volcánica. Un bicchiere di vino racchiude l’anima di questa terra.

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