Le opere d'arte nei luoghi più insoliti
Non sono allucinazioni, state tranquilli. Si tratta semplicemente dell’arte che si diverte a giocare con la natura. Nel segno del più spettacolare surrealismo, ci aspetta un bel giro del mondo.
Quest’opera decisamente insolita e surreale, degna della mente di Salvador Dalì, è stata disegnata invece dall’artista svizzero Jean-Pierre Zaugg e realizzata da Georges Favre nel Lago Lemano (o di Ginevra) a Vevey. Commemora il 10° anniversario del Nestlé Alimentarium Museum.
La sobria Torino a volte ama stupire con effetti speciali, come il Palazzo con il Piercing. È un edificio del ‘700 in via Palazzo della Città affacciato sulla piazzetta Corpus Domini. Un piercing gigante ne orna lo spigolo in corrispondenza del quarto piano. L’opera si chiama Baci Urbani e nasce nel 1996 per la Biennale Giovani di Torino.
Tranquilli, quest’opera bizzarra non è il cono gelato caduto a un gigante a spasso per Colonia, la splendida città sul Reno nella Germania occidentale. È un’opera di Coosje van Bruggen, artista olandese noto anche a Milano per l’installazione Ago, filo e nodo.
Le forme avveniristiche di questa pompa di benzina le hanno più volte procurato il paragone con un aereo. Invece è uno dei capolavori in stile futurista realizzato all’Asmara, in Eritrea, durante l’occupazione italiana. Bene di valore storico, oggi il Fiat Tagliero appartiene alla Royal Dutch Shell e nessuna sua parte può essere modificata.
A volte anche il Rinascimento perdeva un pizzico della sua compostezza per dar vita a creature dalle forme distorte, per non dire mostruose. È accaduto a Bomarzo, in Provincia di Viterbo. Qui vi aspetta un parco ornato da numerose sculture in basalto che risalgono al Cinquecento e che ritraggono animali mitologici, mostri e divinità. Tutto questo su commissione del principe Pier Francesco Orsini (detto Vicino Orsini).
Nessuna paura, non si tratta dell’affioramento di un mostro sotterraneo o di un cenno di un’antica divinità intenzionata ad ammonire la condotta scriteriata degli umani sulla terra. La Mano del Desierto non è altro che una scultura nell’arida distesa dell’Atacama, in Cile, realizzata dall’artista cileno Mario Irarrázabal. Ha lo scopo di richiamare l’attezione sulla cittadina di Antofagasta, lungo la Panamerican Highway.
Con una scelta evidentemente strategica per la promozione marketing del territorio, per quete enormi panchine delle Langhe si è scelto il nome anglofono di Big Bench Community Project. Tranquilli, nulla a che vedere con i viaggi di Gulliver. Si tratta semplicemente di un’iniziativa di promozione del territorio. Arrampicatevi e sedete ad ammirare!
Un omaggio al sogno americano, ad appena un anno dalla grande crisi petrolifera del 1973. Dieci Cadillac, simbolo della grande auto dai consumi copiosi, vengono conficcate nel terreno del Texas. Il simbolo della fine di un’epoca? La loro angolazione è la stessa delle piramidi di Cheope e l’idea fu dell’eccentrico milionario Stanley Marsh 3 e del collettivo artistico di San Francisco The Ant Farm.
Nelle Langhe uno dei percorsi più suggestivi porta alla variopinta Cappella del Barolo. Sconsacrata ed immersa nel verde delle vigne di La Morra, la chiesina venne costruita nel 1917 come riparo per i contadini che lavoravano nei vigneti circostanti. Gli artisti Sol Lewitt e David Tremlett nel 1999 hanno avuto l’idea di reinventarla e di farne un simbolo.