Tenerife, a quali piatti non si deve resistere?
Tenerife è davvero al passo con i tempi. Tra gofio, mojo e bienmesabe, qui il fast food internazionale è fuori moda. Ecco una carrellata della cucina tradizionale.
Da secoli l’alimento base della cucina delle Canarie è il gofio, una farina ottenuta da mais, miglio o chicchi d’orzo tostati. La coltivazione di cereali è molto diffusa su queste isole e possibile persino in montagna, grazie ai terrazzamenti. Un tempo, dove sgorgava una fonte d’acqua spuntava un mulino. Sempre disponibile e versatile, questa polvere gialla o marroncina rappresenta un alimento altamente proteico e saziante, e inoltre assume il gusto delle sostanze con cui viene mescolata.
Nel menu che avete davanti trovate il gofio escaldado? Allora dovete assolutamente provarlo. Si tratta di un caldo (“brodo”) preparato con la farina di gofio. Se cucinato secondo la tradizione, vi verrà servito con delle fettine di cipolla rossa cruda. Gli chef più innovativi adorano aggiungere il gofio addirittura al gelato o alla purea di banane: combinazioni azzardate ma, in realtà, davvero squisite.
Gustosissimi da queste parti sono anche le zuppe e gli stufati. Nei ristoranti tradizionali le sopas vengono preparate al momento. Particolarmente consigliato è il potaje canario, una zuppa di verdure molto corposa. Il potaje de berros, a base di crescione selvaggio, ha invece un sapore più piccante e andrebbe servito in scodelle di legno.
Pesce e frutti di mare dominano ormai i menu di Tenerife. È curioso da un punto di vista storico notare che i Guanci (gli antichi abitatori delle Canarie) fossero in realtà dei pessimi pescatori. La preparazione del pesce è stata influenzata, quindi, principalmente dall’alimentazione dei conquistatori spagnoli. A la plancha, ossia utilizzando una piastra metallica e bollente, è la cottura consigliata per vieja, cherne, sama, caballa e bocinegro, pesci canari che necessitano di cottura brevissima e vengono accompagnati alla perfezione da insalata e mojo. Altrettanto popolari sono il pulpo e il choco, due specie di calamari.
Prima dell’invenzione del frigorifero, per preservare gli alimenti di origine animale si usava il sale o l’essiccazione. Gli abitanti delle Canarie, inoltre, hanno creato delle specialità chiamate adobos. Si lasciavano marinare alimenti crudi per settimane, o addirittura mesi, in un intingolo piccante a base di olio, aceto, alloro, spezie, aglio e pepe. Non si buttava via niente in passato. Tutto ciò che avanzava finiva in piatti dai nomi sfiziosi, come ropa vieja, “vestito vecchio”.
Ropa vieja, puchero e rancho canario, stufati a base di carne e verdure, oggi vengono preparati con carne di maiale, ceci, patate, pasta, cipolle, zafferano, aglio e chorizo, una specie di salsiccia piccante, e rappresentano i cibi più sostanziosi e pittoreschi che la cucina delle Canarie ha da offrire.
Concludere un pasto senza qualcosa di dolce è considerato un peccato mortale da queste parti. Oltre alla moltitudine di frutti tipici raccolti sull’isola (banane, arance, albicocche, e persino papaya, mango e guava), si serve il flan, un pudding al caramello amatissimo come dessert. Ma il fiore all’occhiello dei dolci locali è senza dubbio il bienmesabe, preparato con miele, limone o lime, mandorle e uova. E a conclusione di ogni pasto, un bel solo, un espresso con o senza latte.
A tavola si beve Dorada, una birra leggermente amara prodotta qui a Tenerife, oppure una bottiglia dei tanti vini dell’isola. Tenerife vanta, infatti, una lunga tradizione vinicola ed è il più grande produttore delle Canarie. La coltivazione delle viti è iniziata subito dopo la conquista spagnola: già allora il vino veniva spedito in tutta Europa. Poi, però, la concorrenza coloniale tra spagnoli e inglesi ha messo in crisi il settore viti-vinicolo. La rotta ha cominciato a invertirsi grazie all’ingresso della Spagna nell’UE: vari fondi e contributi europei hanno iniziato a confluire nell’agricoltura e i tinerfeños hanno riscoperto il gusto e il valore delle antiche tradizioni.
Cantine a gestione familiare sono state ammodernate, nuove bodegas aperte, e ogni anno l’isola riceve premi a livello internazionale. Oggi esistono ben cinque Denominaciones de Origen che tengono conto delle differenze geografiche e climatiche tra le varie regioni. La vendemmia si fa di norma in settembre, affinché il vino nuovo possa essere stappato per San Martino, a inizio novembre. Feste e sagre legate al vino e alla vendemmia si tengono a Icod de los Vinos, Puerto de la Cruz e Tacoronte.