Viaggio a Praga: Kafka & Co. La capitale vista dai suoi cittadini più celebri.
La grandezza di una città non si misura solo con i monumenti entrati nell’immaginario. Può essere raccontata anche attraverso gli occhi e le voci di personaggi iconici che l’hanno vissuta, a volte quasi subìta. Da questo punto di vista, Praga è madre e matrigna al tempo stesso.
Per Franz Kafka, ritenuto dai più lo scrittore ceco per eccellenza nonostante che provenisse da una famiglia ebrea di lingua tedesca, è stata entrambe le cose. Forse più matrigna, se proprio dovessimo scegliere. “Un cerchio ristretto che racchiude tutta la mia vita”: così Kafka ha definito più volte la Città Vecchia. Una Città Vecchia che parla di lui ovunque
Il luogo dov’è nato, di fianco alla chiesa di San Nicola. La decina di appartamenti in cui ha vissuto, tra la Piazza dell’Orologio e le sue immediate vicinanze, oltre al Vicolo d’Oro. Il quartiere ebraico col negozio del padre e l’alloggio dove scrisse le Metamorfosi, lungo la Pařížská, oggi la strada commerciale più lussuosa del paese. La facoltà di legge, dove fu costretto a studiare per volere dei genitori a discapito dei suoi reali interessi. Tuttavia, senza la costante ed ingombrante presenza di Praga, al di fuori di quel preciso contesto, le sue opere non potrebbero essere pienamente apprezzate né, forse, capite. Il Processo ne è l’esempio lampante. E dire che lui il nome di quella città così ingombrante nei suoi scritti non lo pronuncia quasi mai…
Sebbene con un certo ritardo, Praga quel figlio prediletto oggi lo celebra in ogni angolo. Statue, monumenti, musei, placche… la sua effigie è ovunque, anche se spesso ridotta a souvenir da due soldi.
Un altro scrittore che con Praga ha avuto, e forse ha ancora, un rapporto conflittuale è Milan Kundera. Nato a Brno, seconda città della Repubblica Ceca, si trasferisce a Praga per studiare alla FAMU, accademia di film e TV di cui diventa poi professore. Si avvicina molto agli ideali del Partito Comunista, dal quale viene espulso per ben due volte. Il suo coinvolgimento nella Primavera di Praga gli costa lavoro e cittadinanza. È proprio nel 1968 che scrive uno dei suoi romanzi più famosi ed apprezzati, Lo Scherzo, prima di trasferirsi in Francia dove ancora vive e lavora.
È in Francia che Kundera pubblica il suo capolavoro, L’insostenibile leggerezza dell’essere, ambientato in una Praga dilaniata tra ciò che potrebbe essere (una città libera, artisticamente ed intellettualmente) e ciò che è nel romanzo: repressa, impaurita, paranoica, “intrappolata”. E con lei i suoi abitanti, imbavagliati da un regime che sembra invincibile.
Il dualismo odio-amore sembra permeare tutti i grandi autori legati a Praga già prima di Kafka. Come Jan Neruda, l’autore di quelli che in italiano si intitolano I racconti di Malá Strana. A Neruda è dedicata la strada forse più iconica del Piccolo Quartiere che dalla chiesa di San Nicola sale al castello. In questa strada visse a lungo, la raccontò e documentò ampiamente, influenzando col suo stile unico le generazioni a venire. Fino a ispirare il nom de plume al poeta cileno Pablo Neruda, Nobel per la letteratura nel 1973.
Gli eroi dei suoi ‘ritratti’, se così vogliamo chiamarli, sono persone comuni, spesso banali, che ogni giorno combattono contro la povertà, i disagi, la dissolutezza. La loro è una vita dura, che tuttavia non mette mai in discussione l’amore per la città. Non dimentichiamoci che Jan Neruda scrive a fine XIX secolo, quando l’impero austro-ungarico dà segni di cedimento e, intanto, inizia a emergere una precisa identità ceca.
In questa ricognizione non possono mancare altri personaggi, non cechi di origine, ma indissolubilmente legati a Praga. Viene subito in mente Mozart, che sceglie la capitale ceca e non Vienna per la prima del suo Don Giovanni. C’è chi dice per paura di “far sbadigliare” l’imperatore Giuseppe II, chi invece per il precedente trionfo delle Nozze di Figaro, che ebbe un tale successo in città da indurre il grande compositore a tentare con una nuova opera. Una curiosità: che cosa rese ancora più memorabile quel 29 ottobre 1787, giorno della prima del Don Giovanni? Che ad assistere, al Teatro degli Stati, ci fosse anche il Don Giovanni per eccellenza, Giacomo Casanova.
Molti decenni dopo, anche Albert Einstein passa per Praga, anche se soltanto per un paio di anni. In una Praga dove la minoranza tedesca sovrasta quella ceca sia a livello culturale che istituzionale, si ambienta presto e si innamora della città, a differenza della moglie Mileva. Nel 1911 ottiene una cattedra di fisica teorica all’Università Carolina, dove pubblica 6 studi che saranno alla base della teoria della relatività. Entra a far parte di un circolo culturale di primo piano, che vede tra i suoi membri lo stesso Franz Kafka, e qui a Praga incontra per la prima volta Marie Curie e Max Planck, la fisica polacca Nobel per lo studio delle radiazioni e il padre della fisica quantistica.
Potrei andare avanti per ore, forse per giorni. Il punto però è chiaro, semplice, quasi ovvio: Praga, nel bene o nel male, non lascia indifferenti. E poco importa che tu sia uno scrittore, un musicista, uno scienziato, un visitatore. Si prende una parte di te, che tu lo voglia o meno.