Viaggio: singolare, femminile? Sei incursioni nei luoghi di alcune grandi donne
Sì, nella lingua italiana viaggio è una parola di genere maschile. Non è così, per esempio, in tedesco, lingua nella quale viaggio diventa Die Reise: La viaggio. Mi piace spesso pensare al viaggio come un qualcosa che sia femminile e anche al singolare. Viaggiare da sole è una cosa che fa bene all’anima e che tutte le donne, prima o poi, dovrebbero provare a fare. Allora perché non lasciarsi ispirare dai luoghi che hanno dato un forte contributo alla vita di donne alle quali dobbiamo davvero molto?
Avete mai sentito parlare di Monte del Lago? Si tratta di un piccolissimo paese a picco sul Lago Trasimeno, in Umbria. Passeggiare per le vie di questo borgo mette davvero la pace nel cuore. Chissà se era così ai tempi in cui, da quelle parti, viveva Vittoria Aganoor. Nata a Padova nel 1855, Vittoria era di origine armena. Nella sua vita ebbe sempre a che fare col mondo della letteratura e della cultura. Infatti, Vittoria era anche una poetessa. La sua casa a Monte del Lago divenne presto un luogo capace di accogliere uomini e donne di cultura di ogni provenienza.
Vittoria è, però, famosa per le sue lettere e per il suo grande amore. L’arte della corrispondenza è diventata il centro di un premio letterario istituito proprio a Monte del Lago.
Sabine Spielrein era appena una ragazza quando giunse a Zurigo per essere curata da Gustav Jung. Era, secondo le diagnosi del tempo, affetta da una forte isteria. Jung capì molto, invece, della mente di Sabine. La spinse a studiare medicina e Sabine divenne uno dei primi medici donna a esercitare la professione di psichiatra. Zurigo fu proprio la città della sua rinascita e osservarne il centro dall’alto del Lindenhof è un bel modo per renderle omaggio.
Sabine, in età adulta, lasciò Zurigo per tornare a Rostov, la sua città in Russia. Lì, mise a punto un metodo di psichiatria infantile davvero importante. Sabine morì nel rastrellamento nazista della sua città durante la Seconda Guerra Mondiale.
Sette donne, iscritte a medicina all’Università di Edimburgo: ecco chi erano le Edinburgh Seven. Sono state le prime studentesse a essere immatricolate alla facoltà di Medicina. Tra il 1869 e il 1870, furono le protagoniste di una lotta molto intensa dopo che venne loro vietato di dare un esame. La loro lotta durò anni ma, malgrado la loro partecipazione alle lezioni (sostenute dai loro compagni maschi, tra i quali c’era Charles Darwin), non riuscirono a laurearsi. Ottennero una laurea postuma nel 2019.
Una di loro, Sophia Jex-Blake, fondò comunque uno studio medico nella New Town di Edimburgo. Il posto giusto per rendere loro onore è il Portrait Museum della città, dove sono ricordate. Da lì, si può raggiungere molto comodamente Circus Lane, una delle vie più belle della capitale scozzese.
La storia di Sibilla Aleramo è una di quelle che andrebbero lette e rilette ogni anno. Si chiamava, in realtà, Marta Felicina Faccio ed era di Alessandria. Si trasferì presto a Roma dove non mancò di fondare la rivista dell’Unione Femminile Italiana nel 1906. Sibilla scrisse sempre tanto e fu sicuramente una delle prime femministe italiane.
Un luogo che parla molto di lei è Marradi, sull’Appennino tra Firenze e la Romagna. Lì conobbe l’amore più grande della sua vita: il poeta Dino Campana. Un amore davvero fuori dal tempo, in quegli anni, perché lei era più grande di lui. Le loro lettere sono un qualcosa di spettacolare.
Chi fu il primo italiano a vincere il Nobel per la letturatura? Fu un’Italiana. Femminile, singolare. Era Grazia Deledda che, col suo vestito nero e piccola piccola, si trovò al cospetto del Re per ricevere l’ambito riconoscimento nel 1926. Grazia Deledda fu la seconda donna in tutta la storia del Nobel a vincere il premio. Eppure, troppo spesso, ce la dimentichiamo.
La sua città è Nuoro e Canne al Vento, libro che le valse il premio, parla proprio della sua Sardegna.
In Italia, il diritto di voto alle donne è arrivato col referendum del 1946, che portò alla proclamazione della Repubblica. La lotta per il diritto di voto femminile iniziò molto prima. Spesso le vicende delle suffragette sono raccontate in film e telefilm di ogni genere: si inizia con i sorrisi strappati dalla Signora Banks in Mary Poppins, per arrivare a Lady Sybill di Downton Abbey o a film più seri. Una donna che ha molto da dire a tal proposito è Emmeline Pankhurst, di Manchester. Emmeline era solita prendere una delle sue sedie e recarsi in St. Peter Square in centro a Manchester e iniziare i suoi proclami per sostenere il diritto al voto delle donne. Ora lì c’è una statua che la ricorda.
Uno dei luoghi da vedere in suo nome è il People’s History Museum, gratuito, dove è la sua lotta non è solo ricordata ma raccontata a dovere. Sua è la frase “Fatti, non parole” che oggi usiamo sempre e comunque. La sua affermazione più celebre però resta “preferisco essere una ribelle che una schiava”. A lei, sicuramente, il mondo femminile deve molto. Un viaggio, prima di tutto.