Piemonte: 10 viaggi fuori dagli schemi
Sempre più viaggiatori ne parlano, ma quanti lo esplorano lontano dalle rotte più battute? Ecco 10 esperienze da vivere in Piemonte. Si va dalla gioia per gli occhi a quella delle papille gustative, in compagnia della nostra carta stradale.
Da ‘città della lana’ a capitale di un’industria tessile d’eccellenza. Biella ha attraversato lunghi anni di crisi, ma oggi ha ritrovato l’ottimismo di proporsi. La sua parte alta, il Piazzo, è un esempio di armonia urbanistica. Non lontano, il Parco della Burcina è un’oasi di verde perfetta per una scampagnata. Si sale per la collina voluta da Giovanni Piacenza, industriale (guarda caso) della lana. L’ascesa ha qualcosa di mistico, tra alberi d’alto fusto e specie botaniche provenienti da ogni luogo del pianeta: assomiglia ad un’iniziazione al regno di madre natura.
Questa esperienza potrebbe farvi cambiare la vostra opinione sul paesaggio italiano, e forse qualcosa in più. Sì, perché a meno di un’ora d’auto da Torino e dal suo traffico congestionato, si apre un’idillio campestre che sembra il prodotto di una macchina del tempo. Il paesino di Albugnano, abbarbicato sui colli e le viti ben pettinate del Monferrato, e la vicina abbazia di Vezzolano, con il suo romanico purissimo, sono la prova che la frenesia non ha ancora preso il sopravvento. Salite sul limitare del colle accanto all’abbazia e ammirate il paesaggio: tra filari e antiche torri, vi sembrerà un affresco del Trecento.
Per ottenere l’atmosfera che si respira a Domodossola prendete: una bella manciata di piemontesità, una spolverata di Svizzera italiana e qualche morbida nota di parlata lombarda. Mescolando a puntino, avrete questa meravigliosa cittadina, con la sua piazza risorgimentale che non ha nulla da invidiare a quelle dei più blasonati comuni italiani. La Svizzera? È vicinissima, raggiungetela in un’ora e mezza, a bordo del trenino della Vigezzina-Centovalli.
Ancora un meraviglioso esempio delle contaminazioni che il Piemonte sa creare. Qui siamo sulle pendici dell’appenino, per la precisione di quello ligure-piemontese, e se vi capitasse di sentire un po’ di mare nell’aria non avreste torto. Godetevi gli agnolotti, di carne o con quel tocco di borragine che qui piace tanto, e visitate il palazzo degli Spinola, fatto costruire come residenza dall’antica, nobile e ovviamente genovese famiglia.
Il lago, il paesino di Orta, l’isola di San Giulio, con i suoi viottoli e i ristorantini… Il luogo è bello e incantato. Non stupisce che Gianni Rodari vi abbia ambientato il suo magistrale e surreale romanzo C’era due volte il barone Lamberto. Leggetelo e capirete perché la buona letteratura e i posti come Orta allunghino la vita.
Superate Dronero, magari dopo esservi fermati per attraversare a piedi il suggestivo Ponte Vecchio (o del Diavolo…) e avventuratevi nella Valle Maira. Qui vi aspettano antiche tradizioni e meravigliosi sentieri escursionistici, come i Percorsi Occitani, sotto lo sguardo di montagne splendide e severe come il Monte Oronaye.
I bicciolani, i biscotti rinascimentali preparati con pastafrolla e una miscela di spezie. O la tartufata, preparata con crema chantilly, panna, e poi ricoperta di nocciole tritate e sfoglie di cioccolato. E sì, a Vercelli non mancano i dolci che fanno perdere la testa. Qui, però, il vero protagonista è il riso. Non solo perché le risaie caratterizzano il territorio – nella Cascina Venaria è stato girato il celebre film Riso amaro con Gassman, Mangano e Vallone -, ma anche perché i chicchi sono protagonisti di uno dei piatti forti della tavola vercellese. Parliamo della panissa. Ecco gli ingredienti, tutti da acquolina in bocca: riso della varietà Arborio, Baldo o Maratelli, fagioli della qualità tipica coltivata a Saluggia o a Villata, cipolla, vino rosso Barbera, lardo, salam d’la duja, sale e pepe. Gnam!
Per avere l’idea esatta di che cosa significhi essere una piccola e isolata frazione di montagna nel XXI secolo, bisogna venire a Vrù, in Valle di Lanzo. Lasciandosi alle spalle Torino, poche curve sono sufficienti a uscire da questo mondo per entrare in una dimensione fiabesca. Quando, camminando per un sentiero, incontrerete le riproduzioni in miniatura della Mole Antonelliana e della Torre di Pisa, sarete già così stregati che non proverete troppo stupore… Il percorso prosegue verso l’ex miniera di talco Brunetta, ora dismessa e convertita in ecomuseo.
Il soprannome di ‘Grande Muraglia piemontese’ è iperbolico, ma la silhouette delle fortificazioni che seguono la montagna vi farà scattare più foto che ad un matrimonio. Fu fatto costruire qui in Val Chisone dai re di Sardegna ed è stata per molti decenni una sinistra prigione di stato.
Il fascino del Medioevo, delle vite dei Santi (per esempio di Sant’Eldrado) e dei codici compilati dagli amanuensi: sono tutti gli aspetti che rendono indimenticabile una visita all’Abbazia di Novalesa. Siamo nella diocesi di Susa e i lavori di costruzione iniziarono nel 726 d.C.