In viaggio con The Climate Route: in difesa del clima dalla Marmolada allo stretto di Bering
Nel giugno del 2022 partirà il viaggio di The Climate Route, spedizione di quasi 18.000 km dall'Italia allo stretto di Bering. Lo scopo è sensibilizzare quante più persone possibile sui danni prodotti dai cambiamenti climatici e sulle azioni da condurre per arrestare il fenomeno. Una sfida importante, forse la più decisiva del XXI secolo. Marco Polo ha deciso di essere sponsor tecnico del progetto, mettendo a disposizione l'accuratezza della sua cartografia, per offrire uno strumento di orientamento chiaro e affidabile a chi prepara e affronterà il viaggio. La nostra adesione al progetto, però è soprattutto legata alla condivisione dei valori che lo ispirano, tutti determinanti per il benessere comune. In questa intervista, abbiamo chiesto a Giuseppe Caridi, prolifico e appassionato autore di libri di viaggio, di raccontarci lo spirito di questa avventura e di farlo dall'interno, dal suo punto di vista decisamente informato di membro del comitato di comunicazione e logistica di The Climate Route.
1. Il vostro progetto è un sogno a occhi aperti pieno di passione e di voglia di realizzarsi, con concretezza, nell'estate 2022, quando l'emergenza sanitaria che ha colpito il pianeta sarà rientrata o si sarà, speriamo, ridimensionata. Come vi è venuta l'idea di The Climate Route?
L’idea nasce dalla volontà di raccontare le conseguenze dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi e sulle popolazioni che lo vivono più fortemente. Per fare ciò abbiamo scelto un viaggio, una spedizione scientifica che ha l’ambizione di portare a conoscenza culture e territori poco noti alla maggior parte della popolazione mondiale ma che rischiano di subire stravolgimenti profondi a causa del cambiamento climatico. Non solo possibili disastri ambientali ma anche storie di adattamento da cui le culture occidentali potrebbero imparare. Tra queste popolazioni che incontreremo ci sono i Ciukci, abitanti dell’area della Chukotka presso lo stretto di Bering.
Proprio un documentario su questi territori così distanti da noi territorialmente ma vicini in quanto “vittime” del cambiamento climatico ha spinto l’ideatore del progetto Alberto Starosta a lanciarsi in questa sfida straordinaria. A questa spedizione parteciperà un gruppo selezionato di 12 persone pronte dal punto di vista fisico e mentale, tra giovani attivisti e attiviste, videomakers e persone dal mondo scientifico. Cercheremo di utilizzare mezzi sostenibili, compatibilmente con le condizione dei paesi che attraverseremo per raggiungere dopo circa tre mesi lo stretto di Bering.
2. L'itinerario si svilupperà dall'Italia allo Stretto di Bering per 18.000 km... Facciamo un gioco e indicateci le tre tappe o i tre luoghi più emozionanti che vi aspettate di incontrare.
A un viaggiatore non si dovrebbe mai chiedere di scegliere un luogo tra quelli che andrà a visitare! Però effettivamente ve ne sono alcuni che a nostro avviso rappresentano davvero un “unicum” nell’ambito dell’itinerario. Il primo è senza dubbio il Cratere di Darvaza in Turkmenistan, un’enorme cavità la cui formazione è dovuta a un episodio incredibile e situato nel deserto del Karakum: lo chiamano “La porta dell’inferno”…
Quindi in Russia ci fermeremo sulle sponde del Bajkal e proseguiremo attraverso la Jakuzia fino allo Stretto di Bering: in questo caso non solo l’aspetto prettamente scientifico della spedizione ma anche quello logistico avrà un peso specifico di assoluto spessore.
Il terzo punto è quello da cui partirà la spedizione: saliremo in cima al ghiacciaio della Marmolada, sempre più minacciato dai cambiamenti climatici. Questa tappa sarà aperta a tutti e non solo ai membri della spedizione, quindi ci aspettiamo una partecipazione numerosa di chiunque voglia accompagnarci in questa prima tappa.
3. Come è composto il vostro team? Quali sono le competenze che avete deciso di mettere in campo? State cercando collaboratori?
Per adesso il team è composto da una trentina di persone, suddivise in gruppi focalizzati sui diversi aspetti della spedizione-ciascuno infatti contribuisce in base alle proprie competenze e passioni. Abbiamo il Gruppo Scientifico, Logistica e Materiali, Comunicazione, Fundraising. Sono però aperte le candidature perché abbiamo ancora bisogno di ulteriori profili o di aggiungerne a quelli già presenti, dunque se ci sono candidati interessati possono tranquillamente visitare il sito e contattarci per un colloquio.
4. L'attenzione per i cambiamenti climatici è un tema già molto attuale, ma lo sarà ancora di più nel breve periodo. Potrebbe essere una delle grandi sfide dell'immediato futuro anche per chi viaggia?
Noi riteniamo che lo sarà sin da quando si riprenderà a visitare nuovamente tutti i continenti. Gli ecosistemi soprattutto ma anche i grandi centri urbani e le stesse aree già protette sono sottoposti ad uno sfruttamento turistico che non è più sostenibile con questi ritmi. La fruizione dei luoghi andrà riformulata, ma adottando criteri coerenti con il tenore del problema: oggi non si può pensare di contrastare, nel campo del turismo, i cambiamenti climatici solo operando una selezione di accesso basata sui costi dei servizi. È l’impatto della presenza umana che va rimodulato in base ai rischi che ogni singola località fronteggia ormai quotidianamente.
5. Quali strumenti utilizzerete on the road? Possiamo immaginarvi la sera al tavolo da campo a consultare una carta stradale?
Chi viaggia oggi ha a disposizione una vasta quantità di strumenti per poter definire al meglio l’itinerario. Però poi capiti in una zona dove il cellulare non ha campo e ti ritrovi a doverti districare alla vecchia maniera: bussola, l’esperienza di chi conosce il posto e le genti che lo abitano, le carte geografiche. Quindi grazie a Guide Marco Polo per averci fornito cartine dettagliatissime che coprono l’intero itinerario: un aiuto decisivo nella composizione della spedizione. Saranno utilissime sul campo!
6. Perché avete scelto di concludere il viaggio proprio sullo stretto di Bering?
L’itinerario da noi studiato, dall’Europa al lembo più a Est della Russia e dell’Asia, è il più lungo ad essere percorribile via terra di tutto il pianeta. Ma non si tratta solo di esporre come un trofeo i 18.000 chilometri che percorreremo: l’intero tragitto ci permetterà appunto di attraversare, partendo dall’Italia, i Balcani, la Turchia, il Caucaso e tutta l’Asia centrale per poi soffermarci in Cina, Mongolia e terminare appunto in Russia un’opera di divulgazione che abbiamo programmato per raccontare in tutti questi paesi di luoghi strettamente collegati al tema dei cambiamenti climatici.
7. Aspettando i tempi propizi del 2022, avete altri progetti in mente nell'orbita di The Climate Route?
Assolutamente sì: ci proponiamo di far conoscere il nostro progetto al più esteso numero di persone possibile, abbiamo già preso contatti con importanti realtà già operanti sul nostro territorio e che affiancheremo nelle rispettive attività. Partecipiamo e parteciperemo ad eventi a tema per apportare il nostro contributo e ricevere quello di altri soggetti coinvolti nella lotta al cambiamento climatico. E, ovviamente, stiamo già pensando alla spedizione del 2023 che realizzeremo in maniera totalmente differente ma che sarà ugualmente interessantissima come quella che stiamo per realizzare.