Favignana e Levanzo: che cosa vedere per cogliere il meglio fuori stagione
Favignana e Levanzo, isole intime, per inspirare a lungo e diradare i pensieri. Una visita fuori stagione in primavera o in autunno è il periodo perfetto per concedersi qualche giorno di Mediterraneo, lontani dalla folla estiva, avvolti dal canto delle cicale.
Il periodo ideale per una breve fuga è questo: lontano dal turismo estivo la mente si espande. L’accoglienza siciliana abbraccia gli ospiti con generosità, dolce come la ricotta dei cannoli, piena come il sapore delle busiate, i lunghi maccheroni tipici del trapanese. Gabbiani ordinatamente in fila ci attendono sul molo di Favignana. L’aliscafo attracca lentamente, dopo solo quaranta minuti di navigazione da Trapani. Monte Santa Caterina sullo sfondo osserva silenzioso il nostro arrivo.
A pochi passi dal porto i rari trolley si disperdono fra le vie del piccolo centro. La strada che conduce in piazza ci dà il benvenuto con sorrisi, profumo di caffè e dolci ancora caldi. La luce è gialla, ocra, oro, arancio, complementare con il blu tutto intorno. I colori appaiono vividi come in un film di Salvatores; il grigiore della città e la patina opaca che ci rivestono si dissolvono mentre trasciniamo il bagaglio.
Due biciclette ci attendono per portarci lungo le strade dell’isola. Un piccolo zaino, una bottiglia d’acqua, non serve altro. Solo due panini traboccanti di tonno e pomodori zavorrano un poco le nostre schiene. La signora del panificio in Piazza Madrice non lesina ingredienti per il nostro pranzo.
A poche pedalate dal porto, l’isola a forma di farfalla dispiega le sue ali. Cactus e fichi d’India si affacciano dai muretti delle case. Pedalando verso Cala Azzurra il percorso conduce nell’entroterra, fra strade polverose e antiche tufare. Una sosta senza fretta, per guardare giù e assorbire il silenzio. L’aria odora di mirto e di ginepro. Intorno, nessuno. A poca distanza dalle tufare, qualche casa solitaria. Una sedia in plastica davanti ad una soglia. Qualche persona anziana cammina a bordo strada, un golf sulle spalle, le mani dietro la schiena.
Arrivati a Cala Azzurra il blu si spalanca, indisturbato. Il mare è fresco per un bagno, ma è sufficiente restare lì ad osservare le gradazioni di azzurro per sentirsi subito meglio.
Per oggi basta, si torna in paese. Studiamo sulla mappa il percorso di domani lungo la costa sud-ovest, verso Cala Rotonda e Punta Sottile. Davanti a noi un piatto di tartine succulente rinfrescate da un buon vino bianco. È questa la felicità?
Voglia di una giornata senza auto, senza rumore. È questo lo spirito con cui dirigersi verso la più piccola delle Egadi, per una parentesi di natura totale e dolce far niente. Dall’aliscafo, Cala Dogana sembra il paese di un libro illustrato, adagiato su una distesa di azzurro irreale. Trapani è lontana milioni di chilometri… All’approdo, la mente si concentra sul movimento alato dei piedi, intorno solo il rumore della natura…
Si raggiunge Cala Minnola e ci si concede una lunga pausa, per riempirsi gli occhi di macchie blu, verde e marrone, stesi sulle panchine fra gli alberi della pineta, con lo zaino sotto la testa. Si resta immobili per un tempo indefinito, incantati delle cicale. Le narici si riempiono di aghi di pino. Scacciare qualche formica con indolenza è l’unica impresa per oggi. Nient’altro. Nemmeno un libro. Solo noi e la natura.
Il nostro viaggio termina qui, riprendiamo l’aliscafo per Trapani lasciando Marettimo ancora inesplorata, per poter tornare ancora una volta.