Bra e Roero: viaggio alla scoperta di un Piemonte che vi stregherà davvero
Tutti parlano delle Langhe, giustamente, ma è un attimo uscire dai loro confini e trovarsi nel cuore di un territorio altrettanto suggestivo. Qui, tra cittadine storiche, cibi e vini sarete decisamente stregati… anche per via di una certa leggenda che parla proprio di stregoneria.
Usare la parola “capitale” nella stessa frase con “Roero” può sembrare un po’ strano, ma non è un’esagerazione. Il territorio roerino, nella parte nordorientale della provincia di Cuneo al confine con le più note Langhe, comprende una ventina di comuni di cui Bra è il più esteso.
Un centro di provincia, un paesone che non è città ma non è nemmeno villaggio di campagna. Eppure a Bra c’è tutto. Pur essendo poco conosciuta a livello turistico, questa cittadina ha le carte in regola per entrare di diritto tra le mete da vedere in Piemonte: storia, gastronomia, shopping… e anche tante leggende.
Se il territorio deve il nome al casato dei Roero, il toponimo “Bra” ha probabilmente origini meno nobili e più rurali. Pare che in longobardo il termine brayda indicasse un podere con annesso un appezzamento di terreno adibito al pascolo. Secondo gli storici, la nascita della città si deve ai monaci dell’Abbazia di San Colombano di Bobbio, che intorno al 1080 si costituirono in un priorato proprio nell’attuale territorio braidese.
Dopo non poche vicissitudini, alla fine del Settecento Bra fu inclusa tra i possedimenti sabaudi. Il castello della vicina Pollenzo, ora sede dell’Università di Scienza Gastronomiche, divenne luogo di soggiorno della famiglia reale.
A Bra è nato il movimento Slow Food quasi quarant’anni fa e un motivo c’è, perché oltre a essere la capitale del Roero, è senza dubbio la capitale della gastronomia della regione. Deve la sua fama gastronomica anche al vicino comune di Cherasco, dove un tempo si trovava la comunità ebraica. Nel Cinquecento era tra le più fiorenti della zona, al punto che un Regio Decreto del 1847 autorizzò i macellai di Bra a produrre la salsiccia – comunemente realizzata con carne di maiale – utilizzando solo carne bovina. Un caso unico in Italia, poiché all’epoca la produzione di salsiccia bovina era vietata addirittura dallo Statuto Albertino.
È dunque grazie alla comunità ebraica di Cherasco se la fama della salsiccia di Bra, ora prodotta all’ottanta per cento con carne bovina e al venti per cento con pancetta di maiale, ha oltrepassato i confini dell’intera regione.
Non mancano altri prodotti tipici, come per esempio il Bra, un formaggio prodotto essenzialmente con latte vaccino, ma soprattutto non mancano i ristoranti dove provare cibo (e vino) della zona.
Quando vado da qualche parte, per me shopping non significa scarpe e borse, ma è sinonimo di acquisto di tante cose buone da mangiare. Da questo punto di vista, gli acquisti gastronomici a Bra si possono fare quasi a occhi chiusi in uno dei negozi delle vie del centro storico. Botteghe e tradizioni che da sempre vengono tramandate da padre in figlio, e che nel corso degli anni hanno mantenuto costante la qualità.
Il Caffè Converso, che dal 1838 propone pasticcini, torte, cioccolatini e caramelle; la Bottega delle Delizie, dove comprare i Braidesi al Rum e le caramelle genziana e menta, ma soprattutto specialty coffee; la Salumeria Pochettino, resa famosa, tra le altre cose, dal salame cotto.
Come in tutti i posti di campagna, a Bra circolano numerose leggende. La più affascinante è quella legata alla Zizzola, edificio costruito sulla cima di una collina all’apparenza tranquilla, ma fitta di mistero. Sono incerte le origini della costruzione che domina la città, che secondo alcuni altro non era che una “villa delle delizie” di un signorotto locale. L’altra ipotesi è quella di Giovanni Arpino, secondo cui la Zizzola era un punto di scambio per i contrabbandieri di carne che attraversavano i boschi da Bra verso la vicina Pocapaglia.
Ed è tra i boschi e le rocche di Pocapaglia che, secondo la leggenda, viveva la temuta masca Micillina. Si narra che un tempo una donna di nome Michelina (e da qui, Micillina) si trasferì a Pocapaglia per sposare un burbero contadino del posto. Per sottrarsi alle violenze del marito, Michelina si nascondeva nei boschi. Nessuno osava avvicinarla per via dei suoi modi schivi e perché era una forestiera. Le venne affibbiato il nome di masca, usato per indicare uno spirito soprannaturale, una strega e quindi una donna malvagia (anche se le teorie sulle origini del termine sono incerte e molto fantasiose).
Le circostanze non furono d’aiuto alla poveretta che, tornando un giorno a casa dal mercato, trovò il marito senza vita accanto a un albero di gelso. La voci sul suo conto furono sufficienti per convincere i compaesani dell’uomo che Michelina fosse una strega. La donna fu accusata di stregoneria, torturata e bruciata sul rogo. Ancora oggi, gli anziani del paese sostengono di vedere la masca aggirarsi tra i boschi e le rocche di Pocapaglia.
Ecco, questi sono alcuni dei motivi per visitare Bra, che è anche il punto di partenza per conoscere altri comuni del Roero, di dimensioni più ridotte ma non meno ricchi di fascino. Govone, con la residenza reale; Magliano Alfieri con il castello degli Alfieri, sede del Museo di Arti e Tradizioni Popolari; Sommariva Perno, il cui castello fu donato dal re Vittorio Emanuele II di Savoia alla sommarivese più nota di sempre, la Bela Rosin.