Cile, un’allegra incursione in Sur Chico e Araucanìa
Un cono bianco si staglia sopra le acque del lago. È il vulcano Villarrica, stesso nome del lago e della cittadina che sorge su una delle sponde. Pensando alle alte quote del nord del Cile, i suoi 2847 metri sembrano poca cosa, ma il Villarrica è un palcoscenico sontuoso e riserva un’ascensione in grande stile.
Salire fino in cima non è difficile, soprattutto se si è accompagnati da una guida, però richiede un po’ di allenamento per assorbire senza troppa fatica il dislivello e poter arrivare in vetta godendosi il paesaggio a giro d’orizzonte. Lassù quel che davvero ci strega sono i vapori e i rumori che salgono dalle profondità della terra e che escono senza sosta dal cratere: l’impressione è di stare sulla voragine della vita. Un attimo di calma, e subito torna un rimbombo atavico e abissale. Il vento ci strapazza, ci avvolge in spire di fumo. Poi tutto s’acquieta di nuovo. Proviamo a buttare l’occhio nel cratere, e rimaniamo lì, attoniti ed estasiati.
Scesi dalle nevi perenni, ci ritroviamo immersi in una regione verdeggiante e varia, solcata da fiumi e torrenti da scoprire a pelo d’acqua, magari in kayak o aggrappati ai gommoni del rafting. Lunghe vallate si spingono verso l’interno, sono ricoperte di boschi e nascondono magiche radure e intrecci di sentieri che si possono percorrere a piedi o in mountain bike o a cavallo.
Noi scegliamo il cavallo e in questa esplorazione ci guida Rodolfo Coombs, un fascinoso caballero cileno che, grazie alla sua esperienza di ex campione olimpico e allenatore, riuscirebbe a far stare bene in sella anche chi non ha mai messo piede su una staffa. Partiamo dal suo centro equestre Huepilmalal e passo passo ci addentriamo nel fitto del bosco, lungo piste invisibili che conosce solo lui.
Rodolfo sciorina avventure di cavallerizzo in giro per il mondo e storie della sua terra natale cullandoci con la melodia del castigliano parlato lento per farsi intendere. Quasi senza accorgercene ci ritroviamo affacciati sul ciglio di una falesia. Pericoloso sporgersi, ma che spettacolare panorama! Poi chiudiamo il cerchio e il nostro caballero si toglie la soddisfazione di farci fare un giro al galoppo.
Torniamo a Pucon, la piccola capitale internazionale dell’outdoor affacciata sul lago Villarica, che regna su tutto questo bendidio di natura. Se volete respirare a pieni polmoni, ricaricarvi e fare il pieno di adrenalina siete nel posto giusto, non avete che l’imbarazzo della scelta: parapendio, pesca, vela, kayak, rafting, escursioni a piedi e a cavallo, alpinismo sul vulcano e arrampicata in falesia, sci e snowboard in inverno, birdwatching…
Ma qui, in questa terra di energia primordiale che è l’Araucanìa, c’è qualcosa in più. Qui è sempre viva e battagliera la comunità dei nativi Mapuche (mapu è terra, che popolo), gli unici ad aver tenuto testa per secoli ai conquistadores spagnoli. Qui ogni luogo ha il suo nome in mapudungun, la lingua parlata ancora abitualmente; qui la comunità ha i suoi rappresentanti nelle amministrazioni locali. E la loro storia ci proietta dodicimila anni indietro, a quando risalgono i primi antichissimi insediamenti umani dell’America del sud. Una vertigine temporale che, come sul vulcano, ci lascia attoniti ed estasiati.