Napoli: che cosa vedere durante un soggiorno. Con un'incursione nella città sotterranea.
Napoli. Vien da parafrasare Oscar Wilde quando si torna da un weekend nella città di Totò: un piacere perfetto lascia un po' insoddisfatti. Quattro giorni a Napoli sono un buon inizio, ma non è che un antipasto, un boccone di una città così piena che si torna a casa con l’appetito a malapena risvegliato. E la fame di tornarci.
Quando si pensa a Napoli, la prima cosa che viene in mente è mangiare: pasta, pizza, pastiera. La cucina però non è che un punto di partenza, una scusa per visitarla.
Napoli è una città che intontisce con i suoi odori, le vetrine stipate di dolci dalle dimensioni spropositate, cuoppi traboccanti di fritto misto, pizzerie con la coda per entrare, babà che attirano come sirene, ammalianti e lucidi. Il profumo di caffè risveglia l’olfatto ad ogni angolo.
“Tutti i bar fanno un buon caffè — ci racconta Mimmo, nostro cicerone per un’ora o poco più, dopo un breve incontro in autobus — perché un napoletano ne beve dieci al giorno e un bar che non fa un buon caffè… non ha senso”. Venire a Napoli e non mangiare, anche questo non avrebbe senso.
Da Piazza del Plebiscito ai Quartieri Spagnoli — quelli della Napoli che tutti immaginiamo e che… sì, sono proprio così seducenti — fino a Castel Novo o all’elegante quartiere di Chiaia. Per chi ha voglia di esplorare la storia e i musei, non resta che lasciarsi andare ai propri gusti e all’ispirazione: dai mosaici di Pompei esposti al Mann, alle moderne Stazioni dell’Arte, a Napoli si percorrono secoli di storia camminando anche solo di qualche centinaio di metri. E dopo la città sopra, c’è la Napoli sotterranea, la città sotto, dove la storia di re, guerre e discariche si intreccia nei tunnel che camminano sotto le piazze e i palazzi. Scegliere cosa vedere in un weekend è un’impresa destinata a non essere conclusa: sono tanti i luoghi da scoprire, troppi per averne abbastanza.
Una fuga in giornata per raggiungerla: dopotutto è lì, a pochi chilometri da Napoli. Raggiungere Amalfi con i mezzi pubblici, passando per Sorrento e i tornanti della costiera è un viaggio nel viaggio. La strada serpeggiante rapisce lo sguardo. I faraglioni che si tuffano nel Mar Tirreno, le case colorate arrampicate sulla costa, le colline coperte di olivi e piante di agrumi. È facile ripensare ai vecchi film anni ’50, immaginando di trascorrere qui inverni miti ed estati al profumo limone. Il centro di Amalfi, piccolo e intenso, attira visitatori di ogni nazionalità anche fuori stagione. Inglesi, francesi e giapponesi in abiti eleganti percorrono le viuzze parlando a bassa voce e ad ogni angolo si illuminano di quei sorrisi di chi l’Italia la ama proprio.
Napoli è una città troppo contraddittoria per essere capita in poco tempo, troppo complessa per essere giudicata. Alcuni giorni non bastano per conoscerne l’anima, sono sufficienti solo per farle una carezza e aspettare di rivederla. Sorprende la gentilezza dei suoi abitanti, una gentilezza che sembra un luogo comune, ma si percepisce sui visi che si incontrano al bar o sul bus, pronti dare un consiglio per scegliere un buon ristorante o prendere la linea giusta.
Graffiano i suoi lati più ruvidi, i resti del mercato desolati sulle piazze che svolazzano come pensieri incontrollati, i quartieri non tirati a lucido, dove il fascino del centro storico si disperde e il passo si fa più svelto.