Napoli esoterica: viaggio tra credenze, miti e superstizioni di una città sorprendente
Napoli è una città sorprendente, incanta gli increduli e convince i dubbiosi. Le persone sembrano rimanerne stregate: ho incontrato tanti visitatori arrivare qui pieni di pregiudizi e abbandonarli alla vista, agli odori e ai suoni di questo posto incantato. Che si tratti di un sortilegio capace di stregare chi è di passaggio o che sia solo una coincidenza non è dato saperlo, ma ci sono molti motivi che fanno propendere per la prima possibilità, a cominciare dai luoghi che vi sto per raccontare.
Da superstizione a fortuna, ma solo se qualcuno te lo regala! Sto parlando del corno, piccolo, ma potente strumento, in grado di determinare, secondo la credenza popolare, la sorte della persona che lo possiede! Storicamente si è affermato nel Medioevo, quando gli artigiani napoletani hanno cominciato a fabbricarlo. Ma come funziona il curniciello? Ebbene il curniciello per portare davvero fortuna deve rispettare queste tre severe condizioni:
1. deve essere rosso: diffidate quindi dalle imitazioni variopinte o da quelle che spingono la fede calcistica a scavalcare la tradizione;
2. deve essere fatto a mano, preferibilmente in corallo (materiale che scongiura il malaugurio e protegge le donne incinte) e deve essere tuosto, stuorto e cu 'a ponta cioè duro, storto e appuntito;
3. deve essere regalato. Se sugli altri punti alcuni napoletani meno tradizionalisti lasciano correre, su questo assolutamente no. Se quindi desiderate il classico portafortuna partenopeo farete meglio a trovare qualcuno che sia disposto a donarvelo. Potete trovare il corno in tutto il centro storico, ma c’è una stradina in particolare ricca di botteghe di artigiani che hanno deciso di dedicare la loro arte alla tradizione: Via San Gregorio Armeno.
Uno dei posti più suggestivi e pieno di storia del capoluogo campano è Piazza del Gesù: la piazza con due chiese che in uno spazio tanto ristretto rinchiude tanto esoterismo! Due sono gli elementi che la dominano: la chiesa del Gesù Nuovo e l’Obelisco dell’immacolata, entrambi custodi di misteri che i cittadini napoletani raccontano volentieri ai loro amici stranieri. La facciata della chiesa, esempio della magnificenza del barocco napoletano, è composta da pietre a forma di piramide, su molte delle quali è inciso un simbolo.
Per moltissimi anni si sono fatte le teorie più assurde (si pensava potessero essere simboli esoterici o alchemici), ma nel 2010 – sì, solo 10 anni fa – si è scoperto che quei simboli altro non sono che una melodia: 45 minuti di una meravigliosa musica rinascimentale, uno spartito a misura di palazzo a disposizione della città. Un enigma svelato, che ha appassionato storici e alchemici. Enigma è infatti il nome che è stato dato alla melodia.
Le sorprese della piazza non finiscono qui, perché l’obelisco, apparentemente simbolo della religiosità cristiana, con la rappresentazione dell’Immacolata sulla sommità, cela in realtà la sagoma della morte. Particolarmente visibile di sera, se si guarda la statua dalle spalle si riesce a vedere chiaramente il cappuccio, il mantello e la falce. Col favore delle tenebre, la statua diventa nera. Non vi è venuta la pelle d’oca? Secondo alcuni la spiegazione potrebbe trovarsi nel fatto che il popolo napoletano, in passato, venerasse la Santa Muerte, divinità messicana.
Forse i deboli di cuore dovranno saltare questa parte dell’articolo, ma secondo varie ricostruzioni storiche sembrerebbe che il corpo del voivoda di Valdacchia, Vlad Tepes, conosciuto dal mondo come Dracula, si trovi in una lapide di una chiesa di Napoli. Sto parlando di Santa Maria la Nova, chiesa monumentale, che si trova in uno dei vicoletti del centro storico, che da sola potrebbe riempire un intero volume sull’esoterismo napoletano. Ma come sarebbe finita la salma di Dracula a Napoli?
Nel 1476 Vlad fu dato per morto, a seguito di una delle battaglie contro i turchi, suoi nemici da sempre. Quello stesso anno arrivò a Napoli una principessa slava di 7 anni, Maria, messa in salvo di nascosto, che fu adottata da una nobildonna napoletana. Qualche anno dopo la bambina, ormai donna, sposò il conte Giacomo Alfonso Ferrillo. Secondo ricostruzioni storiche, Maria era figlia di Vlad Tepes e ormai forte della sua posizione sociale fece recuperare il corpo del padre per seppellirlo nel sepolcro della famiglia del consorte. Ad avvalorare la veridicità di questa storia sono i simboli riposti sulla lapide, alquanto insoliti per un sepolcro napoletano, ma che invece hanno molto senso se riferiti alla storia di Vlad.
Se non siete ancora convinti, vi basta guardare una scritta posta all’interno della chiesa, proprio alle spalle della tomba: in un testo che nessuno è ancora riuscito a tradurre l’unica parola che si riesce a distinguere è il nome Vlad, scritto in cirillico. Bene, oltre che per condirci i friarielli vi consiglierei di tenere sempre a portata di mano un po’ di aglio: alla luce di questa storia potrebbe tornarvi utile, soprattutto se vi trovate nei pressi di Via Santa Maria la Nova 44, dove ha sede il complesso monumentale.
Insieme alla vicina piazza Bellini, Piazza San Domenico Maggiore è l’epicentro della movida del centro storico napoletano. Non tutti sanno, però, che in questo luogo anni fa sono andati in scena dolore e orrore. Si dice che tra l’obelisco di San Domenico, posto al centro della piazza, e palazzo San Severo, poco distante, si aggiri il fantasma dolente di una donna. Secondo la voce del popolo si tratterebbe di Maria D’Avalos, consorte del principe di Venosa Carlo Gesualdo. Maria aveva una relazione con il duca D’Andria Fabrizio Carafa e in città si vociferava molto di loro. La vicenda, inevitabilmente, giunse alle orecchie del principe che nell’ottobre del 1590, con un tranello, colse i due amanti in flagrante, li fece uccidere ed espose i due corpi martoriati sulla piazza. Da questo punto in poi esistono diverse versioni della storia: alcuni dicono che nel 1889, quando l’ala del palazzo dove avvenne l’omicidio crollò, il cadavere di Maria ritrovò finalmente pace; altri invece pensano che continui a vagare per i vicoli di Napoli nelle notti di luna piena. Sarete voi a scoprire la verità?
Unico nel suo genere per il cortile a forma ellittica, Palazzo Spinelli (Via dei Tribunali 362) non è passato alla storia per le sue caratteristiche architettoniche. Quando i napoletani pensano a questo palazzo, ciò che viene in mente – oltre ai tanti registi e attori che ci sono passati, tra cui Ettore Scola, Sergio Corbucci, Liliana Cavani, Federico Fellini, Marcello Mastroianni, Jack Lemmon – è la storia di Bianca. Bianca era una fanciulla orfana che il Duca di Laurino, che abitava nel palazzo, prese sotto la sua protezione. Si dice che il duca tenesse molto alla fanciulla e che a sua moglie, la spietata Lorenza, la cosa non andasse giù. Quando per il Laurino venne il tempo di partire per la guerra, Bianca mostrò uno sguardo di dispiacere, e allora la moglie del duca piena di gelosia la fece murare viva, secondo alcune versioni in una delle stanze del palazzo, secondo altre dietro un muro che dà sul cortile. Bianca non è uscita di scena con la sua morte: il suo spirito ha continuato ad abitare il palazzo e c'è chi dice di averla vista per le bellissime scale. Secondo la leggenda quando un lieto evento sta per verificarsi la ragazza appare con un’espressione felice. Se invece la si vede andare in giro triste è segno che qualcosa di brutto sta per accadere.