Parigi ha la chiave del cuor. Un weekend alternativo nella capitale francese.
Quello che vi apprestate a leggere non è il solito itinerario parigino. Che poi, per carità, andare a Parigi ed evitare volontariamente Louvre e Tour Eiffel dovrebbe rientrare tra i peccati mortali. Però, dando per scontato che le più belle – e famose – attrazioni della capitale francese rientrino già nei vostri piani (se non è così, rimediate!), vorrei proporvi qualcosa di “alternativo”, diverso, fuori dai canonici radar di guide e blog. Una Parigi sì nascosta, ma che sicuramente, con la sua proverbiale chiave, saprà comunque aprire le porte del vostro cuore.
Decine e decine di pittori, scultori, musicisti e fotografi hanno trasformato una vecchia e degradata fabbrica di frigoriferi per carne in una moderna e avanguardistica (nell’idea, non nella struttura, volutamente “decadente”) bohème. Una volta varcata la soglia, sarà difficile tornare indietro. I lunghi corridoi illuminati da neon bianchi, i murales e i graffiti come unico motivo di decoro, insieme alla totale assenza di finestre, sono i segni distintivi che tracciano il confine tra il mondo reale e quello artistico, creativo, utopico. Se siete fortunati potete trovare anche alcune mostre temporanee (al piano terra), altrimenti iniziate la scalata lungo l’infinito silos interno che porta ai vari atelier, uffici, studi ricreativi, sale prove, e chi più ne ha più ne metta. Qui, infatti, troverete di tutto: chi gioca a scacchi, chi suona, chi scatta foto, chi scolpisce, chi dipinge su tela o su muro...
È un mondo che sembra di tutti, proprio come lo è il denominatore comune che contraddistingue questo magico posto: l’arte, in ogni sua forma.
Situata nella prima periferia nord di Parigi, la Recyclerie è l’esempio virtuoso di come socialità, impegno ambientale ed economia possano fondersi insieme (e creare qualcosa di bello). Sorta dalle ceneri di una vecchia stazione ferroviaria, e quindi strategicamente posizionata tra e su i binari, questo posto stilosissimo unisce atelier, orto urbano, laboratori, co-working e – ovviamente – ristorante. Dal locale, meraviglioso, è possibile scendere lungo le scale in ferro per raggiungere le rotaie, dove – oltre ai tavolini immersi nel verde – troverete orti, pollai, voliere, toilette ecologiche e anche una vasca per la coltivazione idroponica! I ragazzi, tutti giovanissimi, sono specializzati in cucina locale e a chilometro zero (e come potrebbe essere altrimenti?), con piatti capaci di soddisfare vegetariani e non. I costi? Accessibili a tutti: un antipasto costa 8 euro e un secondo piatto sui 15. Ma la cosa più bella è che i vostri rifiuti organici diventeranno cibo per gli animali oppure, dopo esser stati compostati, concime per l’orto e il giardino.
Insomma, la sensazione di essere stati catapultati a chilometri e chilometri di distanza da Parigi si impossesserà di voi. E vi piacerà moltissimo.
Un viaggio indietro nel tempo, per essere proiettati nella Montparnasse degli anni Venti. Questa, più o meno, l’atmosfera dentro la Lucernaire, uno dei centri culturali più attivi e d’essai della capitale francese. Anche qui, come nelle due perle precedenti, vale il concetto tutto deandreiano del “dai diamanti nascono i fior”: la Lucernaire sorge infatti su di una vecchia fabbrica abbandonata, pittata con gusto e rinfrescata per trasformarla in sede teatrale, galleria espositiva, libreria, bar-ristorante e cinema. Durante il mio soggiorno parigino ho approfittato di questa piacevole scoperta per gustarmi la nuova, stramba (in senso buono) pellicola di Gaspar Noé, Vortex, con un improbabile Dario Argento nei panni del protagonista. Ammetto, però, che il suo italianissimo francese ha reso la visione in lingua originale molto più fluida! La programmazione è sempre interessante: anteprime, cineforum, presentazioni (anche di libri), oltre chiaramente a concerti, dibattiti e molto altro ancora.
Piccola chicca nascosta: una volta entrati, in fondo al corridoio a destra, seguite la luce proveniente da quello che dà il nome a questo posto (il lucernario, nda)... Arriverete nei backstage del teatro e fino – letteralmente! – in paradiso. Provare per credere.
AAA chiamata per tutti i topi di biblioteca. Siete amanti della lettura? E soprattutto, siete amanti delle pagine ingiallite e del profumo forte delle copertine d’époque? Allora non potrete perdervi una sosta in questa magica libreria dell’usato, in cui gli scalini, le pareti e i tavolini sono fatti da... libri, ovviamente! Potremmo definirla la controparte francese della veneziana Acqua Alta, ma senza acqua. Al suo posto, il simpatico padrone di casa canadese sarà premuroso nell’offrire ai visitatori un caffè annacquato o un tè caldo. Magari vi toccherà fare un po’ di fila per entrare: l’Abbey è ciò che si suol definire “buco”, e tre, quattro persone sono in grado praticamente di riempirla. Ah, occhio alla testa! I libri, tra gli strettissimi e variopinti corridoi, sbucano praticamente da ogni dove.
Ps. I volumi qui venduti (a volte con offerte veramente vantaggiose) sono esclusivamente in lingua inglese. La letteratura presente varia dalla saggistica religiosa fino al romanzo rosa, ma il tutto nella sua versione angolofona. Sapevatelo.
Il Favoloso Mondo di Amélie – film del 2001 firmato dal regista Jean-Pierre Jeunet e con protagonista la favolosa Audrey Tautou – è una di quelle pellicole che meglio incarnano il rapporto inscindibile tra cinema e territorio: non è un film su Amélie e le sue avventure, bensì su Parigi. Sui suoi profumi, sui suoi colori, sulle sue emozioni e sensazioni. Ecco perché – oltre a vederlo, assolutamente – andare a gustare un croissant nel bar protagonista di tante scene può essere un buon modo per rendere omaggio non solo ad Amélie, ma alla città tutta.
Ps. Anche se non ne avete bisogno, andate alla toilette. Inspiegabilmente è proprio lì che sono esposti i più bei cimeli della pellicola.