A Roma: in giro per l'eccentrico quartiere Coppedè
Roma è un luogo che non smette mai di sorprendere. Al di fuori dei canonici itinerari scontati, esistono angoli segreti, scaturiti dalla fantasia di artisti che hanno dato vita ad architetture originali e mirabili. Unico nel suo genere, iI quaratire Coppedè bisogna andarselo proprio a cercare, non è su nessun percorso turistico e non lo noti neanche passandoci davanti. È incastonato tra i quartieri Trieste e Salario a Nord della capitale, in una zona tranquilla con grandi viali alberati e palazzi piuttosto anonimi. Il suo nome si deve allo stesso architetto, Gino Coppedè, che lo ultimò negli anni Venti del Novecento.
Quando l’architetto ricevette l’incarico dall’Anonima Cooperativa Moderna di realizzare un complesso residenziale per i suoi dirigenti, elegante con abitazioni borghesi, nessuno poteva immaginare che il risultato sarebbe stato unico nel suo genere, un vero spettacolo.
Prendendo ispirazione dallo stile Liberty all’epoca molto in voga, Coppedè artista ecclettico si rifece allo stile barocco romano con elementi di Art Decò e influenze gotiche, romane e greche. Grazie alla sua passione per l’incisione, che applicò ai materiali più disparati, il quartiere è fitto di decori in ghisa, marmi e pietre lavorate, vetrate, mosaici e smalti che bisogna soffermarsi a lungo per scovarli tutti. Insomma, chi più ne ha più ne metta!
Coppedè è un luogo delle meraviglie appena uscito da un sogno. Fate, castelli e creature immaginarie sono di casa in questo scrigno appartato, dove le fantasie più selvagge di un architetto sono state trasformate in realtà.
L’entrata principale si annuncia con un arco solenne da cui pende un enorme lampadario in ferro battuto. Le due torri asimmetriche che fanno da guardia sovrastano il Palazzo degli Ambasciatori, così chiamato perché il quartiere ospita diverse ambasciate. Da qui si apre il viale che conduce alla Piazza Mincio, con la zampillante fontana delle Rane. Quattro coppie di statue sorreggono ciascuna una conchiglia, al centro della quale una grossa rana versa acqua nella conchiglia stessa. Nella coppa centrale in alto, si trovano altre otto rane pronte a spiccare il salto verso lo zampillo centrale. Questa articolata composizione marmorea è un vero capolavoro di giochi d’acqua che s’intrecciano fra loro, in un insieme di esuberante dinamicità plastica.
Si affaccia sulla piazza l’originale Villino delle Fate, un complesso architettonico articolato da vari appartamenti. Colpisce per la fantasia delle facciate decorate da stemmi delle città italiane, logge rinascimentali, torrette e archi medioevali, immersi in fitto giardino nascosto da un muro di cinta.
Anche il Palazzo del Ragno con la sua bella torretta è degno di grande attenzione: ricco di simboli e allegorie come il mascherone, imitazione dell’arte assiro-babilonese, l’enorme facciata riporta il mosaico di un ragno, impressionante soprattutto di notte. Dalla parte opposta una bella palazzina mostra un portone davvero caratteristico, con decorazioni che ricordano i palazzi arabi e una volta ricca di cavallucci marini, salamandre e aquile.
Gli straordinari edifici del quartiere non sono aperti ai visitatori, ma possono comunque essere facilmente ammirati dall'esterno. Sbirciando attraverso le bifore s’intravedono le volte raffinate del soffitto e le logge ricche di decorazioni.
Una lettura critica del simbolismo espresso dall’architetto Coppedè, potrebbe far ritenere che i tanti mascheroni dall’aspetto arcigno, gli stessi animali rappresentati che esprimono una certa ostilità, siano la manifestazione dell’esasperazione dell’artista per le tante critiche ricevute alla sua opera. Il suo stile venne interpretato come un misto di cattivo gusto che non segnava alcun genere d’arte coerente con se stessa.
Bisogna però ricordare che l’architetto Coppedè era un uomo del suo tempo e massone dedito all’esoterismo. L’alchimia che scaturisce dal suo stile svela un mondo ricco di simboli, un mondo fantastico dove suggestivi dettagli catturano l’attenzione e sono intellegibili solo a pochi adepti. Studioso di esoterismo, nel realizzare il suo quartiere ha tracciato un vero e proprio percorso iniziatico, rappresentando i simboli della tradizione massonica con allegorie, miti e architetture originali.
Indubbiamente il quartiere Coppedè possiede una originale signorilità ed eleganza, con una speciale atmosfera che cambia secondo i momenti della giornata. Romantico e fiabesco di giorno, gotico e misterioso di notte, ha attirato l’attenzione di molti registi che hanno deciso di ambientare in questo quartiere molte scene dei loro film.
Per primo Dario Argento, maestro dell’horror che ha scelto di girare una inquietante scena del suo film “Inferno”. Altro autore horror, lo statunitense Richard Donner, innamorato di Piazza Mincio, ha girato qui una scena del suo film Omen, il presagio.
Il fascino indiscreto del Palazzo del Ragno ha catturato il regista Mario Bava, per girare all’interno di un appartamento La Ragazza che sapeva troppo, primo giallo all’italiana.
Anche nella fiction della Rai Butta la Luna di Vittorio Sindoni, sono stati utilizzati come set alcuni degli appartamenti, set chiave nella narrazione dello sceneggiato.
Da ultimo, Ridley Scott con House of Gucci, ha anch’egli immortalato questo evocativo quartiere scegliendo di girare la scena dell’uccisione di Maurizio Gucci proprio nella iconica Piazza Mincio, sulle scale del palazzo orientale, con una grande licenza poetica visto che invece l’assassinio è avvenuto a Milano.
Guardare per credere!
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