A spasso per Saluzzo: a tu per tu con la candidata piemontese a Capitale italiana della cultura 2024
Difficile capire che cosa di Saluzzo vi catturerà maggiormente: la posizione ai piedi del maestoso Monviso o l’atmosfera medievale del centro storico che è valso a questa cittadina il nome di “Siena del Piemonte”? Se Saluzzo gode di questa fama è grazie allo spiccato gusto artistico dei marchesi che tra il XIII e il XVI secolo trasformarono la città in una sontuosa residenza. Andiamo a scoprila, catturando i fermenti e l'entusiasmo per la sua candidatura, insieme ai comuni delle Terre del Monviso, a Capitale Italiana della Cultura 2024.
Casa Cavassa è uno dei palazzi rinascimentali più belli e ben conservati di tutto il Piemonte. La sua struttura, le splendide tinte alle pareti e i soffitti a travi donano un aspetto elegante a questo podere, acquistato nel 1883 dal marchese d’Azeglio che vi raccolse anche una collezione di mobili e opere d’arte del XV e XVI secolo. In Piemonte pochi musei custodiscono un’eredità così preziosa: un sogno!
Costruita nel 1281 come una piccola cappella privata, nel 1325 San Giovanni fu lasciata in eredità ai monaci domenicani che la trasformarono in una basilica a tre navate e costruirono un convento. 50 anni più tardi anche la basilica fu ritenuta piccola e venne notevolmente ampliata. Il coro, terminato nel 1504, doveva essere utilizzato come cappella sepolcrale dei marchesi: la base è in pietra calcarea grigio-verde di Sampeyre, il nicchione di destra è impreziosito da una raffinata decorazione in gotico fiammeggiante e contiene il sarcofago di Ludovico II, l’unico marchese che riposa qui.
Dopo un po’ di shopping sotto i portici di Corso Italia, si attraversa Porta Santa Maria e ci si ritrova immersi nel Medioevo. Una stradina bordata da porticati bassi e bui, per questo chiamata dai saluzzesi Via Porti Scür, via dei portici scuri, conduce a Piazza dei Mondagli, dove si trova la casa natale di Silvio Pellico, il poeta e scrittore pioniere del Risorgimento, autore del celebre libro di memorie Le mie prigioni.
Ora si prosegue lungo una ripida strada a zig zag, la Salita al Castello, elegante via di accesso alla fortezza costruita nel XV secolo sulla quale si affacciano nobili palazzi gotici. A destra si trova il Palazzo del Comune, costruito nel 1462, con la Torre Civica, simbolo dell’indipendenza del marchesato di Saluzzo.
Proprio davanti ai muri del castello (propriamente detto "La Castiglia") e del carcere zampilla l’antica Fontana della Drancia, del 1481. Nel cuore del centro storico merita uno sguardo i Monastero dell’Annunziata, dove ha sede la Scuola di Alto Perfezionamento Musicale, istituzione prestigiosa in cui musicisti di tutto il mondo vengono a studiare con i grandi maestri della scena classica internazionale.
Sin dal XVIII secolo Saluzzo è famosa per essere la roccaforte degli ebanisti e degli intagliatori del legno. Negli anni pari, a maggio, si tiene la Mostra dell’Antiquariato, ma anche in altri periodi si possono acquistare graziosi oggetti di antiquariato locale in legno e ceramica, ad esempio da Antichità Costa (Salita al Castello 8). I buongustai, invece, non possono lasciarsi sfuggire il negozio Tom Parola, con i migliori formaggi delle valli alpine circostanti (piazza XX Settembre).
Nel 1135 i marchesi di Saluzzo fondarono quest’abbazia cistercense situata appena 10 km a nord della città. Il monastero (oggi un grande complesso), splendidamente conservato, è un piccolo mondo silenzioso e isolato. Dietro la chiesa, una basilica del XII secolo che conserva lo stile essenziale e le forme regolari tipiche dei cistercensi, ci sono tre edifici differenti: il più esterno è la foresteria, con una sala a due navate adibita a refettorio per i pellegrini; dietro si apre la parte dedicata ai conversi, mentre il terzo edificio era riservato esclusivamente ai monaci e presenta uno splendido chiostro dove fioriscono le rose.
Situato 5 km più a sud, il castello era una delle fortezze utilizzate dai marchesi di Saluzzo per difendere il loro territorio. Per avere un’idea della vita di corte del XV secolo si possono osservare gli affreschi del salone baronale gotico: il ciclo contiene scene del poema cavalleresco Le Chevalier errant, scritto da Tommaso III, marchese di grande talento. Sull’altra parete della sala sono rappresentate scene della celebre allegoria della fonte della giovinezza: anziani malfermi si spingono con le loro ultime forze al bordo della fontana per ritornare nuovamente giovani e ricominciare a divertirsi con la vita cavalleresca… Gli affreschi, realizzati intorno al 1440, sono considerati tra i più significativi del gotico internazionale.