Varsavia, 5 esperienze che valgono il viaggio
Vivace, impertinente e straordinariamente popolare: ecco a voi i 5 motivi per visitare Varsavia, la sorprendente capitale della Polonia.
Prima che i devastanti effetti della II Guerra Mondiale la deturpassero orribilmente, Varsavia aveva l’appellativo di “Parigi del nord” per via dei suoi viali alberati e per la maestosità degli edifici in stile classico. Come una fenice che risorge dalle sue ceneri, la tenace città, distrutta per oltre l’85% del suo perimetro, è stata in grado di risollevarsi: grazie alla straordinaria accuratezza dei lavori di restauro che hanno visto, in primis, la ricostruzione della città vecchia (Stare Miasto), Varsavia è stata inclusa, nel 1980, nel Patrimonio Culturale dell’Umanità Unesco. Oggi il pur “giovane” centro antico merita assolutamente di essere visitato, perché ha riacquisito quell’originaria esplosione di colori sulle facciate delle case che tanto l’hanno resa celebre.
La città, nella sua estensione, comprende quartieri e aree molto diversificate: questa sua poliedricità si coglie appieno dalla terrazza del Palazzo della Cultura e della Scienza, l’edificio più alto della città, donato da Stalin nel 1955. Al 30° piano si erge un ponte di osservazione che garantisce una vista mozzafiato. Si spazia dalla “giovane” città vecchia (Stare Miasto) alla città nuova (Nowe Miasto), dal moderno quartiere finanziario, con il grattacielo di Norman Foster, al Ghetto ebraico, il più grande d’Europa, dal Parco Lazienki al Palazzo Wilanow, la Versailles polacca. Lo sguardo può spingersi oltre il fiume Vistola, fino a scorgere il recente Stadio e l’alternativo quartiere Praga, in cui Roman Polanski ha scelto di girare il film Il pianista.
Il terzo motivo per cui Varsavia val bene una visita è il Museo dell’insurrezione, un tributo alla straordinaria storia di coraggio del popolo polacco. Un museo eccezionale, collocato in un luogo altamente simbolico e inaugurato nel 2004, che descrive, attraverso tecnologie multimediali, la rivolta, accesasi nel 1943, di un gruppo di ebrei imprigionati nel ghetto dalle truppe naziste, che avevano occupato la città. Con la forza di un credo e di una speranza che nessuno è riuscito a distruggere perché nascosti in un mondo irraggiungibile, questi “eroi” sono riusciti prima a sopravvivere e poi a ritrovare la strada per iniziare lentamente a vivere ancora. L’episodio ha avuto una notevole risonanza, essendo, di fatto, il primo concreto tentativo di ribellione armata degli ebrei.
La capitale polacca accoglie le famiglie con più entusiasmo (e più servizi) di quello che si pensi. L’attenzione ai più piccoli non si limita solo alla presenza del Centro delle Scienze Copernico, dell’originale Museo dei Neon o della fontana multimediale, ma si coglie nelle piccole accortezze presenti nelle aree “kids friendly” all’interno dei musei e dei ristoranti e nei parchi gioco disseminati nella città (a cominciare dall’aeroporto).
La ragione per cui, però, credo valga davvero la pena portare a Varsavia i propri figli è la possibilità di insegnare e far conoscere loro una parte di storia importante in maniera più naturale e semplice di quello che si pensi. Semplicemente, visitando il Museo dell’insurrezione, il Museo della storia degli ebrei polacchi o descrivendo le vicende legate alla città.
Varsavia è il perfetto equilibrio di una forza centripeta che muove verso le origini e di una forza centrifuga che apre alla rinascita e che la trasforma in una città viva culturalmente. La capitale polacca è una città unica e seducente: solo qui potrete imbattervi in Bambino, un milk bar retaggio del periodo comunista, salire su una metro puntuale ed efficiente, visitare un “Mostro”, che non è una statua terrificante, bensì il Palazzo della Cultura e della Scienza (regalato da Stalin), salire su un barbacane e assaggiare i pierogi, i famosi ravioli polacchi.