Vedi Napoli e poi torni: 10 ottimi motivi per fare più di un salto in città
Città greca, poi romana, quindi cristiana, sveva e angioina. Città spagnola, borbonica, rivoluzionaria e indomita (capace di liberarsi da sola, durante la Seconda guerra mondiale, dal giogo nazista). Città d'arte, di vita, di Maradona e di Pulcinella. Metropoli del Mediterraneo ariosa e asfittica allo stesso tempo, baciata dal sole e benedetta da un Golfo unico al mondo, ma anche ricca di chiaroscuri e suggestivi coni d'ombra. Napoli è tutto questo e molto altro ancora. Il consiglio migliore è accostarla, con amore e senza pregiudizi, tenendo però ben presente una regola universale: non vi basterà una visita per apprezzarla. "Vedi Napoli e poi torni" è infatti il mantra del turismo qui in città. Bando agli indugi, allora: con una buona guida in tasca iniziate l'esplorazione e, se cercate spunti per iniziare, ecco una top list pronta ad aiutarvi.
Nei sotterranei che si aprono sotto la Basilica della Pietrasanta, scendendo a oltre 30 metri di profondità, vi aspetta un’altra Napoli: scavata nel tufo, conserva i resti di antiche cisterne di età greco-romana, utilizzate fino a poche generazioni fa. Questa città ipogea può essere visitata acquistando uno dei biglietti del Museo dell’acqua. Vi si aprirà un mondo, però sotterraneo. Durante la Seconda guerra mondiale, queste cavità collegate da scale e cunicoli servirono da rifugio antiaereo. L’allestimento è molto curato: video e multimedialità riportano a quell’epoca tragica, affinché la memoria non vada perduta.
Se il centro storico è il cuore della città, la lunga direttrice che lo attraversa e che unisce le vie Benedetto Croce, San Biagio dei Librai e Forcella può essere considerata la sua arteria principale. Per i napoletani il suo nome è uno solo: Spaccanapoli. Corrisponde al decumano inferiore della città romana e percorrerlo significa vivere un condensato dello spirito partenopeo. Non perdete Piazza del Gesù Nuovo, il complesso di Santa Chiara con lo splendido chiostro in maioliche, Largo Corpo di Napoli, dove si trova la statua barbuta che simboleggia l’origine di Napoli, il celebre incrocio con via San Gregorio Armeno, culla di ogni presepe made in Napoli, e il brulicante viavai tra le botteghe e i bassi di via Forcella. Il colpo d’occhio migliore di Spaccanapoli? Ve lo sveliamo al punto successivo!
Trae origine da una torre normanna ed è appoggiato a un imponente basamento di tufo: Castel Sant'Elmo domina la collina del Vomero e, di conseguenza, tutto l'abitato di Napoli. Arrivare in cima agli spalti camminando lungo le ampie rampe d'accesso è un'esperienza memorabile, ma ancor di più lo sarà ammirare il panorama di Napoli (il colpo d'occhio migliore di Spaccanapoli si gode da qui!), del Vesuvio e del Golfo dagli spalti poderosi e altissimi. Sempre al Castello, visitate il Museo del Novecento: espone oltre 170 opere realizzate da 90 artisti napoletani, ma non solo.
Solo quattro anni dopo aver preso il potere su Napoli, Carlo di Borbone volle fare le cose in grande e ordinò di costruire la Reggia di Capodimonte. Correva l’anno 1738 e, a quasi tre secoli di distanza, il sogno del nuovo re è diventato patrimonio di tutti gli appassionati d’arte e natura. La reggia è immensa, disposta su due livelli, ed ospita i capolavori della collezione Farnese, che Carlo portò con sé a Napoli: vi aspettano opere di Botticelli, Raffaello, Tiziano e Gentileschi, solo per citare gli artisti principali.
Un altro incontro memorabile è con la Flagellazione di Caravaggio, una delle tre grandi tracce del Merisi oggi a Napoli – una seconda si trova al Pio Monte della Misericordia (Le sette opere di Misericordia) e una terza a Palazzo Piacentini (Il martirio di Sant’Orsola). Prima abbiamo detto natura: non a caso, perché la reggia è circondata da uno splendido bosco, 134 ettari di sentieri, vegetazione lussureggiate e frescura, a ingresso gratuito.
In giro per Napoli lo incontrerete spesso, quasi ovunque e in tutte le vetrine, spesso in forma di souvenir riprodotto quasi all'infinito, ma il luogo migliore per rendere omaggio al Principe Antonio de Curtis, in arte Totò, è senza dubbio il quartiere Stella, dove si trova la sua casa natale. Una lapide ricorda il grande attore comico, ma la palazzina avrebbe bisogno di un restauro e di maggiori attenzioni: è legata in modo indissolubile a uno dei simboli di Napoli e come tale andrebbe rivalutata.
In città c’è almeno un altro luogo da non perdere per rendere omaggio a Totò: sono i murales di via Portacarrese a Montecalvario, ai quartieri Spagnoli, che celebrano il principe della risata, Peppino De Filippo, Nino Taranto e altri eroi napoletani.
Impossibile raccontare in poche righe tutti i tesori che custodisce, ma per comprendere il valore di una visita al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN) è sufficiente soffermarsi su due ambiti. Il primo è quello che accoglie capolavori della Collezione farnese, dove su tutti spiccano la Venere Callipigia (letteralmente ‘dalle belle natiche’), l’Ercole e il Toro Farnese, il più grande gruppo statuario dell’antichità giunto a noi in una copia di età romana, noto anche come Supplizio di Dirce, perché raffigura la tremenda punizione inflitta alla crudele Dirce, colpevole di aver orribilmente vessato la nipote Antiope.
La seconda area da non perdere è quella che raccoglie affreschi, mosaici e statue provenienti da Pompei e da Ercolano. La visita agli scavi non può prescindere da un passaggio preliminare e propedeutico qui al Mann, tra sale vaste e luminose che, forse, nella stagione calda necessiterebbero di un'areazione migliore.
Al Pio Monte della Misericordia, lungo via dei Tribunali nel cuore del centro storico, è custodito uno dei quadri più complessi, enigmatici e simbolici di Caravaggio. Si tratta della tela nota come Le opere della Misericordia, un enorme condensato di luci, ombre, azioni, storie ed enigmi, che dà forma e colore alle sette opere di Misericordia corporali richieste da Gesù nel Vangelo.
L'idea geniale di Caravaggio è di ambientare la scena in quello che potrebbe essere un vicolo della Napoli del Seicento. In alto nella scena, la Madonna supervisiona le opere: la sepoltura dei morti, la visita ai carcerati e il dar da mangiare agli affamati (simboleggiata dal vecchio che beve al seno della popolana), la vestizione degli ignudi, il dar da bere agli assetati, l'ospitalità ai pellegrini e la cura degli infermi; nulla sfugge allo sguardo attento e materno della Vergine.
I muri di Napoli sono tra i più espressivi del mondo: basta fare due passi per rendersi conto della grande abbondanza di affissioni, stencil e murales che li affollano. A volte si tratta di arte vera, condannata però all’effimero e destinata presto o tardi a essere cancellata. Grossi rischi correva anche un’opera del celebre Banksy, il misterioso artista che ha lasciato il suo tocco anche nel centro storico partenopeo. Per la precisione in piazza dei Girolomini, vicino a Spaccanapoli, dove ha sintetizzato l’essenza di Napoli con una Madonna sormontata da una pistola. I cittadini hanno capito e apprezzato e, consapevoli del valore dell’opera, hanno pensato bene di proteggerla con un plexiglass.
Memore dei rischi corsi durante i moti rivoluzionari del 1848, Ferdinando II di Borbone incaricò l'architetto Alvino di realizzare una via di fuga sotterranea che collegasse Palazzo Reale alle Caserme e al mare, passando sotto il Monte Echia. Fu quello l'atto di nascita della Galleria Borbonica, l'enorme scavo ancora oggi visitabile che attraversa parte del centro di Napoli. L'idea originaria era di realizzare un tunnel largo e alto 12 metri, con due corsie di marcia percorribili da convogli tramviari, ma fu in parte ridimensionata perché i lavori di scavo incontrarono alcune cisterne che approvvigionavano d'acqua i palazzi soprastanti.
Con l'Unità d'Italia il progetto della Galleria fu abbandonato e durante la Seconda guerra mondiale i suoi cunicoli servirono da rifugio antiaereo. Dal '45 al '70, poi, vennero utilizzati per stivare le macerie dei bombardamenti, oltre che una quantità imprecisata di rifiuti e scarti, molti dei quali sono oggi visibili ai visitatori, come motorette e vecchie automobili di ogni tipo. Visitatori, certo, perché oggi la Galleria Borbonica è fruibile previo il pagamento di un biglietto (si può optare anche per un percorso avventura che rende l'esperienza più fisica e intrigante) e offre un suggestivo spaccato della storia di Napoli.
Una città normale si accontenterebbe di avere alle proprie spalle una collina splendida come il Vomero, con quartieri residenziali magnifici in un'atmosfera assolata... Napoli vuol fare di più e in cima al colle ha costruito lo splendido Castel Sant'Elmo. Non contenta di tanto splendore, Partenope ha impreziosito il tutto con i capolavori barocchi della Certosa di San Martino, uno dei complessi religiosi più importanti della città, proprio a ridosso di Sant'Elmo. Visitarla significa godere di una straordinaria immersione nella storia dell'arte, tra capolavori barocchi di Guido Reni, Jusepe de Ribera e Battistello Caracciolo. Sarete circondati da una bellezza quasi gridata e, allo stesso tempo, da una quiete assoluta. Che sia proprio questa capacità di unire gli opposti uno dei ricordi più indelebili del vostro viaggio a Napoli?