Viaggio in Grecia: il Peloponneso che non ti aspetti
Il Peloponneso è una questione di immaginario e per un momento vale la pena mettere da parte quello upgraded della cultura digitale e recuperare quelle due o tre cosette imparate a scuola sulla Grecia e i suoi miti. Le città di Sparta e Micene con Leonida e Agamennone. Olimpia, i suoi giochi e la colossale statua di Zeus in oro e avorio. Una delle Sette Meraviglie del mondo antico. Capo Matapan, nella punta meridionale della Mania e dimora di Ade. L’Arcadia, al centro del Peloponneso e topos letterario di armonia tra la natura e l’essere umano. E poi la leggenda di Pan, demone silvestre la cui morte ha rappresentato la fine di un’era: quella del paganesimo e delle sue divinità.
A questo immaginario di cui oggi nel Peloponneso resistono testimonianze archeologiche più o meno importanti e non sempre all’altezza delle aspettative, se ne aggiunge un altro, altrettanto promettente ed eccitante. Andiamo a vedere!
Una volta superato l’istmo di Corinto a est, si accede a una regione di coste frastagliate e rilievi montuosi a cui si tengono ancorati antichi monasteri. Gli isolati villaggi della Mania abitati dai discendenti degli Spartani e cittadine fortificate come Monemvasia. I sentieri lungo le pendici del monte Taigeto e la grotta di Diros all’estremità occidentale della penisola. Un viaggio lento nel Peloponneso, più simile a una navigazione a vela che alla rumorosa rapidità di un fuoribordo.
Una settantina di chilometri in auto separano le grotte di Diros dalle pendici rocciose del monte Taigeto. Percorsi diversi, sotterranei i primi e verticali i secondi. Lungo i sentieri che portano alla cima degli spartani foreste di pini e funghi in abbondanza. Chiese in pietra e greggi di capre. Vale la pena partire dal villaggio fortificato di Mystras, Patrimonio dell’Umanità e da qui seguire i percorsi ben segnalati che conducono alla cima. La ricompensa, una volta messa da parte la fatica, sarà uno dei migliori scatti della vostra vacanza. Difficile toppare una foto, con un panorama come questo.
Lungo la costa occidentale della penisola di Mania le grotte di Diros conducono fino alla città di Sparta e alle pendici del monte Taigeto. D’accordo è solo una leggenda, ma una volta dentro pare proprio che le pareti coperte di splendide stalattiti possano proseguire all'infinito nel cuore della terra. Si accede dalla spiaggia alle grotte di Diros e dopo un breve percorso a piedi si continua in barca, nel silenzio rotto solo dagli avvertimenti della guida a restare fermi ai propri posti. Ma siccome in alto come in basso è tutto un susseguirsi di stalattiti e stalagmiti, di curiose formazioni rocciose e cunicoli che fanno capolino dal buio, perfino la voce del barcaiolo sembra più un incoraggiamento che un avvertimento.
Arroccati lungo i crinali dei rilievi montuosi o a picco sul mare, i villaggi del Peloponneso scandiscono il ritmo del viaggio lento, fatto di soste, conoscenze occasionali e incontri gastronomici. Impressioni di viaggio che si trasformano in stupore di fronte all’apparizione di Monemvasia, lungo la penisola di capo Malea. Nascosto dietro le sue mura a picco sul mare, l’abitato ha resistito per secoli alle incursioni piratesche. Più nord ai piedi del monte Taigeto le rovine di Mystras, Patrimonio dell'Umanità, testimoniano ancora oggi la ricchezza culturale e artistica dell’epoca bizantina.
In alto sopra la gola del fiume Alfeo, il più lungo del Peloponneso, si trova il villaggio medievale di Karitena. Dominato dalla spettacolare fortezza franca del XIII secolo è il punto di partenza per piacevoli escursioni che attraversano il paesaggio dell’Arcadia. Mentre una trentina di chilometri a sud di Kalamata, il villaggio di pescatori di Kardamili compare tra la vegetazione, con le sue case turrite, il campanile della chiesa di San Spiridione e la vecchia roccaforte medievale.
Breve digressione letteraria
Nel villaggio di Kardamili, poco meno di quattrocento anime, ha abitato nei suoi ultimi anni di vita lo scrittore e viaggiatore, amico di Chatwin, Patrick L. Fermor, autore, tra le altre cose, del libro Mani. Viaggi nel Peloponneso (Adelphi, 2006). Un’ottima guida per chi volesse mettere nello zaino suggestioni e suggerimenti prima della partenza.
Chiudo questa breve guida al Peloponneso, dolorosamente parziale, con alcuni dei siti archeologici che vale la pena vedere. Se avete poco tempo a disposizione da dedicare alle peregrinazioni storiche, suggerisco una visita alla città antica di Micene. Qui, nella seconda metà del XIX secolo, l’archeologo Heinrich Schliemann ha rinvenuto il tesoro attribuito ad Agamennone e oggi conservato al Museo Nazionale di Atene.
A Epidauro si trova il celebre teatro, la cui stupefacente acustica consente di udire, dagli spalti più distanti, il tintinnio di una moneta lasciata cadere sul proscenio. E poi Tirinto, pochi chilometri a nord della vecchia capitale Nafplio, con le sue imponenti mura ciclopiche e una storia che affonda nel mito. Più recente, ma altrettanto spettacolare, la fortezza di Palamidi, a sud del centro storico di Nafplio, costruita dai veneziani nel XVIII secolo. Dopo aver salito gli oltre 900 gradini che conducono alla porta d’accesso, c’è da restare senza fiato, per la fatica e per tutto quello che c’è da vedere.
Il Peloponneso è un territorio da visitare senza fretta; dove l’intuito e la curiosità valgono quanto una buona guida e dove la cucina regala momenti di gratitudine per una vacanza che davvero non ti aspetti.