Viaggio a Padova: 5 cose da non perdere secondo chi la conosce bene
Meta ideale da esplorare durante un weekend o come tappa di un itinerario più ampio alla scoperta del Veneto, Padova è una città vivace e sorprendente sotto molti aspetti. Ricca di monumenti e di edifici storici tra i più belli di tutto il nord Italia, la “città di Sant’Antonio” custodisce alcuni degli esempi meglio conservati dell’arte trecentesca, tra cui spicca il celebre ciclo di affreschi che Giotto realizzò nella Cappella degli Scrovegni a partire dal 1303. Certamente meno turistica di altre mete venete, Padova è famosa anche per la sua iconica piazza circolare e poco altro. Tuttavia, grazie a questi consigli avrete modo di scoprire la città a 360° attraverso gli occhi di un vero local, andando oltre i soliti cliché.
Venezia è la Serenissima, Firenze è la Bella. Roma è la Città Eterna, mentre Bologna è niente meno che la Dotta, la Grassa e la Rossa. Non tutti sanno però che anche Padova ha un soprannome che la contraddistingue e ne racconta i tratti distintivi. Sono gli stessi padovani a sostenere ironicamente di vivere nella Città dei tre senza, ovvero: del “Santo senza nome” poiché Sant’Antonio è il Santo per eccellenza, così famoso da non aver bisogno di essere nominato; del “Prato senza erba” in riferimento alla piazza più importante della città, Prato della Valle, sprovvista di vegetazione ad eccezione della zona centrale; e del “Caffè senza porte” dal momento che lo storico Caffè Pedrocchi, tutt’ora situato in centro, un tempo era aperto indistintamente giorno e notte. Tra l’altro, proprio qui si riunivano a discutere personaggi illustri del Risorgimento del calibro di D’Annunzio e Marinetti...
Come vi ho appena accennato, nel corso della sua storia Padova ha accolto un gran via vai di uomini appartenenti agli ambiti culturali più diversi: dalla letteratura alla pittura, dalla scultura alla filosofia. Tuttavia, il personaggio che più di tutti contribuì a rendere grande la città fu Galileo Galilei, che vi soggiornò dal 1592 al 1610.
Durante quelli che definì “i 18 anni migliori della sua vita”, Galileo insegnò matematica all’Università di Padova (una delle più antiche d’Europa!) e si dedicò all’osservazione della Luna e degli astri celesti. Proprio grazie agli studi padovani, lo scienziato pisano effettuò alcune delle scoperte più importanti della sua carriera: una delle principali nel gennaio del 1610, quando avvistò quattro satelliti che ruotavano attorno a Giove ipotizzando per la prima volta la rotazione della Terra attorno al Sole.
Oggi, purtroppo, non è possibile visitare gli interni di quella che fu la sua abitazione in città, rintracciabile comunque facilmente grazie a una targa commemorativa collocata nella via a lui dedicata (nello specifico via Galileo Galilei, 10). Tuttavia, all’Università cittadina potrete ancora ammirare da vicino la scrivania originale in legno dalla quale insegnava, mentre a Prato della Valle vi consiglio di cercare uno dei più grandi omaggi che Padova abbia mai fatto a un “cittadino di adozione”: tra le 78 statue di padovani illustri, infatti, spicca anche quella di Galileo.
Spostandovi verso piazza Cavour, noterete senz’altro la meravigliosa Chiesa di Sant’Andrea, risalente al XII secolo. Proprio sul sagrato antistante, avrete modo di imbattervi in uno dei monumenti più ironici di tutta Padova: la Colonna della gatta, realizzata in granito e caratterizzata da un piccolo leone accovacciato sulla cima.
Questo monumento, eretto durante il periodo medievale in quello che era considerato il punto più alto della città, vi fu probabilmente introdotto come bottino di guerra. Non è un segreto, infatti, che i rapporti tra Padova e la vicina Venezia fossero quotidianamente incrinati da un secolare attrito, il quale spesso sfociava in violenti conflitti bellici. Pare quindi che il leone in pietra, ironicamente soprannominato “la gatta”, sia giunto a Padova in seguito a una vittoria sui veneziani.
Distribuiti per il tessuto urbano, si possono individuare tanti altri riferimenti dissacranti indirizzati alla Serenissima: uno tra i più significativi, il Torrione della Gatta o della Codalunga, così chiamato dall’omonimo quartiere cittadino. La storia racconta che nel corso della guerra della Lega di Cambrai contro Venezia nel 1509 i difensori padovani (sotto assedio ad opera dell’esercito dell’imperatore Massimiliano) appesero a un’asta un drappo sventolante, raffigurante il leone di San Marco. Quest’ultimo, però, venne rappresentato intenzionalmente deformato e molto più simile a una gatta incinta che a un leone regale, per irridere il nemico.
Nonostante questa storica rivalità tra veneziani e padovani, tuttavia, Padova è molto più simile a Venezia di quanto i suoi abitanti non vogliano ammettere. In particolare, tale somiglianza è piuttosto evidente in prossimità del Ponte Gregorio Barbarigo, situato a pochi metri di distanza da Prato della Valle. Qui, infatti, alla fine di via San Gregorio Barbarigo, è possibile ammirare una delle ultime testimonianze rimaste della Padova medievale, caratterizzata da canali, ponti e pittoreschi scorci sull’acqua.
Si tratta di un luogo per lo più ignorato, come noterete dall’assenza di segnaletica turistica adeguata; tuttavia, se avete intenzione di visitare la Specola oppure la barocca Chiesa di San Tommaso nei paraggi, è una piccola deviazione che vale la pena fare, soprattutto per osservare la città da una prospettiva nuova e insolita.
Se abbiamo parlato del Caffè Pedrocchi come del locale più famoso e meglio conservato di tutta Padova, è impossibile non nominare anche la gran quantità di botteghe artigiane presenti da anni e gelosamente custodite sotto ai portici cittadini. Tra ristoranti, pasticcerie, edicole e drogherie, la città mostra il suo lato più operoso, in cui passato e presente si incontrano a metà strada tra scaffali ricolmi di merci, barattoli di spezie e oggetti vintage.
Tra le botteghe che vi suggeriamo di non perdere sono innanzitutto quelle del Mercato Sotto il Salone, il mercato coperto padovano nel centro, da sempre uno dei maggiori luoghi di aggregazione della vita cittadina nonché primo centro commerciale. Passeggiando tra i banconi, fate una sosta per esempio presso la Casa del Parmigiano per assaggiare e rifornirvi di specialità casearie, baccalà, vini e olii locali.
Se volete fare una vera e propria immersione in colori e profumi d’epoca, visitate la Drogheria Preti (Prato della Valle, angolo via Belludi) oppure la Drogheria Ai due catini d’oro (Piazza della Frutta): entrambe le botteghe vi accompagneranno in uno stupefacente viaggio a ritroso nel tempo, con prodotti e marchi di cui molto probabilmente non avrete mai sentito parlare prima! All’angolo tra via Daniele Manin e Piazza Duomo, invece, troverete l’Antica Farmacia al Duomo, con le scaffalature in stile veneziano placcate in oro e i bei vasi in ceramica.
Nato negli anni a cavallo tra il 1920 e il 1930, lo spritz è indubbiamente la bevanda alcolica preferita da ogni padovano che si rispetti. Tuttavia, l’origine di questo cocktail a base di bitter (Campari, Aperol o Select) e vino bianco è tutt’ora molto discussa: ancora una volta, vediamo padovani e veneziani contendersi un primato, tanto che per anni gli uni hanno accusato gli altri di aver deliberatamente copiato (e poi spacciato per propria) la ricetta originale di questa bevanda.
Indipendentemente da chi abbia inventato o meno questo drink, un viaggio a Padova non può dirsi davvero completo senza aver fatto almeno un aperitivo in compagnia a base di spritz. A questo proposito, il locale-simbolo dell’happy hour padovano è il Bar Zanellato, a due passi dalla frequentatissima Piazza delle Erbe: lo stesso locale è sempre pieno di gente, soprattutto di giovani studenti universitari. Invece, se desiderate gustare un aperitivo in tranquillità, dovete puntare al Bar Bacarò nei pressi della sede di Palazzo Bo (la storica sede dell'Università degli Studi di Padova dal 1493): tra libri, tramezzini e bicchieri di spritz, il divertimento è assicurato… Cin cin!